Le celebrazioni del 26 ottobre, festa nazionale dell’Austria, hanno riaperto il dibattito sul suo status di neutralità. È ancora necessaria nell’attuale situazione geopolitica dell’Europa e del mondo? O le ragioni che l’avevano imposta nel 1955 – la guerra fredda, l’Europa divisa in due, la cortina di ferro, il pericolo che anche l’Austria potesse subire la divisione della Germania – non sussistono più e andrebbe riconsiderata? Il dibattito si è riaperto in questa ricorrenza proprio perché la data del 26 ottobre ricorda il giorno in cui nel Parlamento di un’Austria ritornata da pochi mesi sovrana fu approvata una legge di rango costituzionale che prevedeva per il Paese una “neutralità perpetua”.
Il solo fatto di parlarne ha suscitato a Mosca la reazione dell’ex presidente Dmitri Medvedev, attualmente vicepresidente del Consiglio per la sicurezza nazionale. Com’è nel suo stile, più che una reazione è stata una minaccia. Con una svolta di questo genere (cioè con l’adesione dell’Austria alla Nato) e con la rinuncia alla sua neutralità crescerebbe enormemente il rischio che le unità dell’Esercito austriaco possano essere incluse nei piani di impiego delle forze di attacco a lungo raggio della Russia. Abbiamo riassunto il commento di Medvedev apparso sul portale dell’emittente statale Senders Rt.
Nel testo si usa (ovviamente in lingua russa) l’equivalente della locuzione “Anschluss dell’Austria alla Nato”, con evidente allusione all’Anschluss del 1938 alla Germania di Hitler. Un passo che l’Austria non potrebbe decidere unilateralmente, senza il consenso dei quattro Paesi alleati (tra questi la Russia, in quanto erede dell’Urss), che nel 1955 firmarono il Trattato di Stato, che restituì la sovranità all’Austria. La rinuncia alla neutralità, secondo Medvedev, costituirebbe una violazione di un trattato internazionale. E Medvedev – che in fatto di rispetto del diritto internazionale è un esperto – sa di cosa parla.
Per il governo austriaco la risposta a Medvedev è venuta dalla ministra della Difesa, Klaudia Tanner, indignata più per l’atteggiamento minaccioso del politico russo che per il contenuto delle sue parole. Un ingresso dell’Austria nella Nato – ha dichiarato la ministra – non è in discussione. Nel programma del governo Övp-Spö-Neos approvato all’inizio dell’anno è confermata la neutralità dell’Austria e lo stesso Capo dello Stato, Alexander Van der Bellen, in un recente intervento, ha dichiarato che proprio nel momento attuale sarebbe sconsigliabile proporre un’adesione alla Nato. Secondo Tanner, le parole di Medvedev sarebbero rivolte “contro la resilienza del popolo austriaco”, “ma noi non ci lasciamo ricattare da nessuno, men che meno minacciare!”.
Dello stesso tenore le parole di Douglas Hoyos, portavoce per la sicurezza di Neos. Le minacce di Medvedev sarebbero uno “spudorato tentativo di scardinare la nostra democrazia” e dovrebbero “mettere ansia” agli austriaci e “intimidirci”. Ma “noi non ci lasceremo intimidire”.
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