Lunedì 7 Ottobre 2024

221.03.04 Kurz e Aschbacher visita Hygiene Austria 19.05.2020Allo scoppio dell’epidemia, un anno fa, l’Austria si trovò impreparata, come molti altri Paesi. Mancavano soprattutto mascherine. E così il 20 marzo, proprio alla vigilia del primo lockdown, fu creata una società apposita per fabbricarne, la Hygiene Austria, la cui capacità produttiva è arrivata attualmente a 30 milioni di pezzi al mese.

Mascherine “Made in Austria” si legge sulla confezione, quasi per attestare la qualità del prodotto. Ma sono davvero fabbricate in Austria? La Procura federale anticorruzione nutre forti dubbi. Alcune intercettazioni telefoniche disposte per altre indagini avrebbero alimentato i sospetti che esse siano fabbricate in realtà in Cina ed entrino nello stabilimento di produzione austriaco soltanto per essere impacchettate e poi vendute con sopra appiccicato l’adesivo “Made in Österreich”.

L’inchiesta era stata condotta finora con grande riserbo, ma l’altro ieri la Procura ha disposto una perquisizione nelle due sedi della società, durata fino a tarda sera e a cui hanno partecipato non solo poliziotti, ma anche funzionari della Finanza. Un simile spiegamento di forze non poteva passare inosservato. Ad accorgersene per primo è stato il quotidiano “Oe24”, seguito a ruota da tutti gli altri. Si è appreso così che l’indagine è in corso per due ipotesi di reato: quello di truffa (ovvero la contraffazione di mascherine cinesi, spacciate per austriache) e quello di lavoro nero (molti dei lavoratori impiegati non risulterebbero assunti regolarmente e iscritti agli istituti previdenziali).

L’Hygiene Austria è una società controllata al 51% da Lenzig Ag e per il restante da Palmers Textil Ag. Lenzig è un’industria dell’Alta Austria, che opera a livello internazionale nella produzione di fibre per tessuti speciali, mentre Palmers è una storica azienda nel settore dell’intimo femminile e maschile. La sede di Lenzig è a Vienna, nella Donau City sulla sponda sinistra del Danubio, mentre lo stabilimento di produzione si trova a Wiener Neudorf, un’area industriale a sud della capitale.

Nel marzo di un anno fa Hygiene Austria aveva avviato l’attività, confidando di poter piazzare facilmente sul mercato milioni di mascherine. Ma aveva fatto i conti senza l’oste, ovvero l’onnipresente Cina, che offriva le mascherine a prezzi stracciati. Probabilmente questa è la ragione – secondo gli inquirenti – che devono aver indotto Hygiene Austria a seguire la stessa strada: non produrre in proprio, ma acquistare dalla Cina e limitarsi a modificare l’etichetta.

È un’accusa che la società ha respinto recisamente, assicurando – in un comunicato stampa – piena collaborazione con gli inquirenti perché sia fatta chiarezza. In serata però ha modificato la sua versione, ammettendo di aver acquistato mascherine in Cina, ma di averlo fatto soltanto in giorni di grande richiesta, quando la produzione nel proprio stabilimento non era in grado di soddisfare la domanda. Quante mascherine? Sembrerebbero 20 milioni.

La nuova versione è presa con le pinze dagli inquirenti e comunque non attenua la gravità del reato di truffa contestato. Per attribuire alle mascherine cinesi il certificato CE (la marcatura CE garantisce che il prodotto è conforme ai requisiti di sicurezza e salute previsti dalle direttive e dai regolamenti europei), l’Hygiene Austria effettuava una triangolazione con il Lichtenstein e la Svizzera, dove la società SGS forniva le garanzie che i dispositivi possedessero i requisiti richiesti. Le perizie della SGS sono ora nelle mani degli inquirenti.

La vicenda rischia di avere anche ripercussioni politiche. L’assistente personale del cancelliere Sebastian Kurz, Lisa Wieser, è imparentata con l’amministratore di Hygiene Austria, Tino Wieser, e il marito Luca Matteo Wieser siede nel consiglio di amministrazione di Palmers, comproprietaria di Hygiene Austria. Una “connection” per la quale Neos, partito di opposizione, già tempo fa aveva presentato un’interrogazione in Parlamento. Forse non è un caso che poco dopo l’avvio dell’attività, nel maggio scorso, lo stesso cancelliere avesse fatto visita allo stabilimento di Wiener Neudorf, pubblicando le foto dell’evento nel sito web della Cancelleria.

Per Kurz – oggi in Israele per trattare con Netanyahu una produzione di vaccini indipendente da quella dell’Ue – questa è una nuova tegola, che si aggiunge in pochi giorni a quelle delle altre tre inchieste in corso per corruzione, finanziamenti illeciti e violazione del segreto d’ufficio nei confronti, tra gli altri, del ministro delle Finanze Gernot Blümel e dell’ex ministro della Giustizia (e ora giudice della Corte costituzionale) Wolfgang Brandstetter. Tutti uomini dell’Övp, vicini o vicinissimi al cancelliere.

 

NELLA FOTO, il cancelliere Sebastian Kurz in visita allo stabilimento di Hygiene Austria nel maggio dello scorso anno, quando la produzione era appena incominciata. Sulla sinistra si intravede l’ex ministra del Lavoro Christine Aschbacher, costretta a dimettersi nel gennaio scorso, dopo che si era scoperto che la sua tesi di laurea triennale alla scuola superiore di Wiener Neustadt e la tesi di dottorato all’Università di Bratislava erano entrambe in parte copiate.

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