Martedì 8 Luglio 2025

L’economia austriaca vede finalmente la luce all’orizzonte, dopo due anni di recessione. Recessione prevista anche per l’anno in corso, caso unico nell’Unione Europea, ma che forse sarà evitata. La buona notizia, con tutta la prudenza necessaria, è stata data dal Wifo (Wirtschaftsforschungsinstitut) e dall’Ihs (Institut für Höhere Studien), in una conferenza stampa congiunta.

Vediamo qual è la buona novella. In marzo entrambi gli istituti avevano annunciato un calo del Pil dello 0,3/0,2 per cento. La sigla sta per Prodotto interno lordo, ovvero la ricchezza di un Paese, e, quando la variazione è negativa, significa che il Paese è diventato più povero. Tra marzo e giugno è successo qualcosa che ha indotto i previsori dei due istituti a indicare una crescita dello 0,1% o, nel peggiore dei casi, una stagnazione (nessuna crescita, ma nemmeno una recessione).

Avvertiamo che qui e anche nelle prossime righe indicheremo sempre due valori, perché i previsori del Wifo e dell’Ihs lavorano in parallelo, ma i loro calcoli non sempre coincidono e danno risultati leggermente diversi: qualcuno è più ottimista, qualcuno lo è di meno. Entrambi, comunque, sono dell’idea che l’economia austriaca sia a una svolta. “La recessione è giunta alla fine”, ha dichiarato Gabriel Felbermayr, direttore di Wifo. E Holger Bonin, direttore di Ihs, gli ha fatto eco: “È stato toccato il fondo e ora si vedono i segnali di una iniziale ripresa”.

Quali segnali? Soprattutto i consumi privati in ripresa. L’industria, invece, è ancora in frenata. Ma le cose miglioreranno nel 2026 in tutti i settori, compreso quello del turismo. In realtà, in questo campo i numeri sono confortanti già quest’anno, con aumento dei pernottamenti come non si vedevano da prima del Covid. Gli ospiti sono dunque tanti, ma spendono poco, perché tutto costa di più. Ecco perché finora il settore turistico non ha contribuito a contrastare la recessione.

Il confronto con i 20 Paesi dell’Eurozona è sconfortante: qui il valore medio di crescita è dell’1,0% e il prossimo anno sarà dell’1,5. In Austria, come già detto, le nuove previsioni pur migliorate vanno dalla stagnazione (crescita zero) a un modestissimo +0,1%. Il prossimo anno dovrebbe andare un po’ meglio: dall’1,0 all’1,2%. Il tutto accompagnato da un’inflazione che non dà tregua, 2,9%, con inevitabile perdita di competitività dei prodotti “Made in Austria”.

Il Pil in queste condizioni si ripercuote sul bilancio dello Stato, che ha sforato e continuerà a sforare i parametri di Maastricht. Il deficit di bilancio si rapporta al Pil e in questo confronto ora è al 4,1/4,4%, ben sopra il 3,0% di Maastricht, nonostante i tagli appena approvati dal governo. Il prossimo anno scenderà un po’, ma soltanto nel 2029, secondo i previsori del Wifo e dell’Ihs, potrebbe rientrare sotto la soglia del 3,0%.

 

NELLA FOTO, Gabriel Felbermayr (Wifo) e Holger Bonin (Ihs), durante la conferenza stampa in cui hanno esposto le loro previsioni per l’economia austriaca.

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