Dopo un tira e molla durato settimane, l’Austria ha scelto il suo candidato alla poltrona di commissario europeo: si tratta di Magnus Brunner (nella foto), 52 anni, dal 2021 ministro delle Finanze.
La proposta del commissario spetta al governo, ma a quale dei due partiti – Övp e Verdi – di governo? L’Övp rivendicava la scelta per sé, perché così sarebbe stato deciso negli “accordi accessori” stipulati tra i due partiti alla nascita del governo (sono accordi riservati, in cui le due parti stabiliscono preventivamente chi deciderà le nomine di sottogoverno o per incarichi istituzionali, come appunto la rappresentanza nella Commissione europea).
Ma già in giugno i Verdi avevano annunciato che non si sarebbero attenuti a quegli accordi, mettendo in difficoltà il cancelliere Karl Nehammer, che sosteneva a spada tratta la designazione di Brunner. A loro volta i Verdi avevano controproposto Othmar Karas, eurodeputato e vicepresidente del Parlamento europeo uscente e non più ricandidato. Karas è un personaggio di spicco dell’Övp, ma inviso a Nehammer, perché europeista troppo convinto. L’Övp non lo avrebbe mai appoggiato e questo i Verdi lo sapevano benissimo. Il contenzioso si è sciolto improvvisamente negli ultimi giorni, con l’accettazione da parte dei Verdi della candidatura Brunner, anche se non è ben chiaro che cosa abbiano ottenuto in cambio.
Ora la nomina dovrà essere formalmente approvata dal consiglio dei ministri e successivamente anche dalla prima commissione del Parlamento. La designazione di Brunner sarà quindi inviata a Bruxelles, ma l’insediamento non sarà automatico. Tutti i commissari devono presentarsi all’Europarlamento per rispondere alle domande dei deputati e ottenere la loro approvazione. Non è una semplice formalità. Alcuni ricorderanno che un candidato italiano, Rocco Buttiglione, fu bocciato dal Parlamento europeo e dovette ritornarsene a Roma.
Magnus Brunner è considerato l’uomo giusto per l’incarico a Bruxelles (anche dai Verdi, la cui riluttanza non riguardava la sua persona, ma gli aspetti politici della nomina). Laureato in giurisprudenza all’Università di Innsbruck, ha poi seguito un corso post-laurea al King’s College di Londra. Viene dal Vorarlberg, il piccolo Land più occidentale dell’Austria, dove aveva avuto ruoli dirigenziali nel Wirtschaftsbund, l’associazione degli imprenditori vicina all’Övp, prima di dedicarsi alla politica a livello locale e federale. Per 11 anni è stato anche membro del Bundesrat (la Camera dei Länder), in rappresentanza del Vorarlberg.
La nomina di Brunner non accontenterà pienamente Ursula von der Leyen, che aveva chiesto a ogni Stato una doppia nomina – maschile e femminile – per far sì che nella nuova commissione ci fosse una parità di genere. La candidata austriaca non mancava: si era dichiarata interessata all’incarico Karoline Edtstadler, 43 anni, ministra alla Cancelleria federale (l’aveva voluta lì Sebastian Kurz) e fino al 2020 già europarlamentare. Ma sul suo nome c’era il veto di Nehammer, che vede in lei una possibile concorrente alla guida dell’Övp. Nehammer non voleva che van der Leyen, di fronte alla doppia candidatura Brunner-Edtstadler, scegliesse la seconda.
Per non correre rischi ha preferito che fosse proposto soltanto Brunner. Vista l’aria che tira in Italia e altrove, anche la prossima commissione sarà un dominio maschile.
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