Giovedì 27 Marzo 2025

In Austria l’Aeronautica non è considerata una forza armata autonoma, come in Italia e in molti altri Paesi. È parte dell’Esercito. Dal 2007 ha in dotazione 15 Eurofighter, caccia intercettori fabbricati dal consorzio Airbus, formato da Gran Bretagna, Spagna, Germania e Italia. Entro il 2035 dovranno essere sostituiti, indipendentemente dalle loro ore di volo e dalla loro obsolescenza, se non altro perché a quella data non saranno più disponibili pezzi di ricambio.
È questa la ragione per cui fin da ora l’Austria sta per decidere con quali nuovi caccia dovrà sostituirli. È una scelta che va fatta con largo anticipo, perché i tempi di produzione richiedono mediamente 5 anni, cui si aggiungono 2 anni di collaudi. Insomma, se non ci si vuole trovare in difficoltà nel 2035, è bene pensarci ora.
Ed è nel ragionamento che sta facendo in questi giorni la ministra della Difesa, Klaudia Tanner (è una dei pochi ministri del precedente governo Nehammer confermata anche nel nuovo governo Stocker), assieme con il suo stato maggiore, che emerge un dato interessante. Finora il caccia favorito era l’F-35 “Lightning II” dell’americana Lokeed-Martin. Ora non più. Quanto più l’America di Trump si allontana dall’Europa, al punto da non essere quasi più considerata un’alleata, tanto più si riduce la fiducia nei suoi confronti dell’Austria, che pure non è membro della Nato.
L’America, anche per un Paese neutrale, appare un partner sempre meno affidabile, che un bel giorno, per le bizze del suo presidente, potrebbe decidere di sospendere le forniture di ricambi, se non addirittura di deattivare da remoto i sistemi elettronici degli F-35. Le recenti minacce all’Ucraina stanno avendo conseguenze non solo sulla guerra in corso, ma anche sulle scelte dei Paesi alleati o ex alleati o neutrali come l’Austria, che potrebbero decidere di non rivolgersi più all’industria degli armamenti Usa per fare shopping.
È ciò che accade in questi giorni in Austria, che sta abbandonando l’idea di acquistare i caccia americani, orientandosi piuttosto verso i Rafale F5 francesi o le versioni più recenti degli Eurofighter. Persino i Saab Gripen svedesi vengono visti con diffidenza, perché si avvalgono di tecnologie made in Usa e quindi da considerarsi a rischio.
L’America di Trump, dunque, sta per perdere un “cliente” o forse lo ha già perso. Certo, al presidente americano la cosa può non importare un granché, ammesso che se ne sia reso conto. L’Austria è un Paese piccolo e sarebbe interessato all’acquisto di “soli” 36 caccia, che, con tutti gli accessori, comporterebbero un costo tra gli 8 e i 10 miliardi, spalmati in più anni. Per il progetto Mega sarebbe una perdita irrilevante. Ma se anche gli altri Paesi stessero facendo lo stesso ragionamento dell’Austria? La Svizzera – anche lei, come l’Austria, non membro della Nato – ci sta pensando.

NELLA FOTO, uno degli Eurofighter in dotazione all’Esercito austriaco.

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