Sabato 12 Ottobre 2024

20.11.12 Vienna, lumini luogo attentato islamicoÈ un vaso di Pandora quello che la Polizia ha scoperto lunedì con l’operazione “Luxor”, che ha portato a perquisizioni in una sessantina di abitazioni, negozi, sedi di incontro di appartenenti ad Hamas o alla Fratellanza musulmana. La prima sorpresa riguarda la somma di denaro contante posta sotto sequestro.

Lunedì scorso, nel primo resoconto sull’esito dell’operazione, il direttore generale per la sicurezza pubblica Franz Ruf aveva parlato di “un’ingente somma di denaro” sequestrata, lasciando intendere che si trattasse di un importo superiore al milione di euro. Ora lo si sa con certezza: il “tesoro” custodito nelle sedi dell’Islam radicale ammonta a 25 milioni.

L’ammontare delle risorse a disposizione del radicalismo islamico pone molti interrogativi. Il primo, ovviamente, riguarda l’uso che si sarebbe fatto di tutti quei milioni. Con una simile somma si può fare propaganda per la jihad, ma si possono anche acquistare armi, si possono organizzare attentati, si possono corrompere uomini delle istituzioni che avrebbero il compito di vigilare, ci si può procurare documenti falsi e vivere in clandestinità.

Subito dopo vien da chiedersi da dove arrivi tutto quel denaro. Dai finanziamenti dello Stato per i programmi di integrazione, da lavoro nero, da attività criminali come quelle con cui i brigatisti italiani a suo tempo finanziavano i loro attentati e la loro clandestinità? La risposta potrebbe essere ancora peggiore, se quel denaro, come è probabile che sia, provenisse da Paesi del Golfo, coinvolti consapevolmente o inconsapevolmente nel terrorismo islamico. Paesi con cui, peraltro, l’Austria intrattiene eccellenti rapporti, tanto da aver ospitato fino a poco tempo fa sul proprio territorio il Centro “Re Abdullah” per il dialogo interculturale e interreligioso, finanziato dall’Arabia Saudita (ora, per decisione della stessa Arabia Saudita, il centro è stato trasferito in Svizzera, ma l’Austria continua a farvi parte).

Il “vaso di Pandora” ha riservato anche altre sorprese. Si è sempre detto che il fanatismo islamico caratterizza alcune frange marginali, ma la numerosa comunità musulmana presente in Austria e soprattutto a Vienna non va in alcun modo colpevolizzata facendo di tutta l’erba un fascio. Lo hanno ribadito anche il ministro degli Interni, Karl Nehammer, e i responsabili della Procura di Graz. Soltanto due giorni fa avevamo riportato la loro rassicurazione che “le indagini e le perquisizioni (dell’operazione “Luxor”, nda) non sono rivolte contro i musulmani o contro la Comunità religiosa islamica. Al contrario, questi interventi dovrebbero servire a tutelare i musulmani, della cui fede viene fatto un uso strumentale, per diffondere ideologie contrarie alla Costituzione”.

Dunque, da una parte ci sono gruppuscoli di fanatici pericolosi e dall’altra ci sarebbe la stragrande maggioranza degli islamici, che magari non sono bene integrati e vivono in una società parallela, ma non costituirebbero un pericolo per il resto della popolazione. Garante del loro comportamento rispettoso delle leggi austriache sarebbe la Comunità di culto islamico che li rappresenta e che fa da “trait d’union” con le istituzioni dello Stato.

Ebbene, l’operazione “Luxor” ha portato alla luce circostanze sconcertanti anche a questo proposito. Tra le 70 persone indagate figura un ex presidente della Comunità islamica in Austria, un ex presidente della Comunità islamica in Stiria, il referente culturale della stessa Comunità, nonché un funzionario dell’Irpa (l’Istituto islamico di pedagogia religiosa), responsabile della formazione dei maestri di religione islamica nelle scuole dell’obbligo.

Sono anch’essi musulmani fanatici che predicano la jihad? Fino a ieri erano considerati interlocutori affidabili dello Stato. Se tanto ci dà tanto, quanto è affidabile il presidente in carica della stessa Comunità islamica, Ümit Vural, che una settimana fa, intervistato da Letizia Tortello per “La Stampa”, aveva “condannato in ogni modo l’attentato” di Vienna del 2 novembre? Il cappellano militare islamico, esonerato dal servizio perché faceva propaganda per la jihad tra i soldati della caserma “Maria Theresien” di Vienna, era stato designato proprio dalla Comunità islamica. Forse dallo stesso Vural.

Ieri l’agenzia di stampa austriaca Apa aveva chiesto un commento alla Comunità e all’Irpa, ma non aveva ricevuto risposta. In una successiva nota scritta la Comunità aveva dichiarato che “finora non c’erano stati contatti con le autorità e che pertanto non poteva esprimersi su indagini in corso”.

 

NELLA FOTO, il luogo di Vienna dove il 2 novembre il terrorista islamico ha sparato. Un mare di lumini sono stati accesi dai viennesi per rendere omaggio alle quattro vittime.

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