Lunedì 7 Ottobre 2024

Ci sono musei che custodiscono tesori d’arte. È questa la loro funzione: farli conoscere al grande pubblico, metterli a disposizione degli studiosi, preservarli per la posterità, attingere di tanto in tanto opere dal proprio magazzino per allestire mostre temporanee. Anche la galleria del Belvedere di Vienna si comporta in questo modo, ma la novità annunciata in questi giorni crediamo non abbia precedenti: il celebre museo viennese sta per mettere in mostra… sé stesso.

Nel 2023, infatti, ricorre il trecentesimo anniversario della sua fondazione e il Belvedere intende celebrare il giubileo secolare con una mostra dal titolo: “Il Belvedere. Da 300 anni luogo dell’arte”. Un’iniziativa autoreferenziale, giustificata da una storia lunghissima, che pochi musei al mondo possono vantare.

Il Belvedere diventa museo, infatti, nel 1723. Non era stato costruito con questo scopo. In origine era stata la residenza estiva del Principe Eugenio di Savoia. Residenza estiva che tre secoli fa si trovava al di fuori delle mura cittadine, in aperta campagna (mentre nel resto dell’anno la residenza del principe era in Himmelpfortgasse, nel cuore di Vienna, a due passi dal duomo di Santo Stefano).

Eugenio di Savoia è il condottiero che libera l’Austria dall’incubo ottomano e prima ancora, nel 1706, è l’artefice della clamorosa vittoria che pone fine all’assedio di Torino delle forze franco-spagnolo durato quattro mesi. Uomo d’armi, ma anche uomo colto, collezionista di quadri e di libri (la sua biblioteca ne contava oltre 15.000, che per il tempo era un numero enorme). Non molto attratto dalle donne, probabilmente omosessuale, muore nel 1736, all’età di 73 anni, senza aver contratto matrimonio e senza figli.

Il suo patrimonio mobiliare e immobiliare va a una nipote, che dopo qualche tempo se ne libera. Fortunatamente i palazzi di Vienna e dintorni, compreso il Belvedere, e la preziosa biblioteca vengono acquistati dall’imperatore Francesco I, marito di Maria Teresa. La residenza del Belvedere non era ormai la residenza di nessuno, ma già dal 1723, quando Eugenio di Savoia vi aveva messo piede, aveva assunto il ruolo che avrà anche negli anni a venire, di luogo di conservazione e custodia di opere d’arte, che dal 1777, per volere di Maria Teresa, viene aperto al pubblico.

La mostra per il tricentenario del Belvedere ripercorre la storia di questo straordinario palazzo barocco, luogo non solo di residenza, ma anche di rappresentanza del potere del suo primo inquilino, cornice di sontuose feste di corte, tra cui nel 1770 la festa per le nozze di Maria Antonietta (quella che poi verrà ghigliottinata a Parigi), ma anche di eventi politici. Il più importate di questi fu nel 1955 la firma del Trattato di Stato, con cui le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale restituivano all’Austria la sua sovranità.

I curatori dell’esposizione non si sono sottratti al compito di affrontare criticamente anche gli aspetti più bui della storia dell’istituzione museale, dal coinvolgimento nelle scelte politiche del nazismo al furto di opere d’arte appartenute a famiglie ebree, alcune delle quali tardivamente restituite agli eredi delle persone a cui erano state sottratte. Il caso più clamoroso fu la contrastata restituzione del ritratto di Adele Bloch-Bauer, dipinto da Gustav Klimt, fatto conoscere al grande pubblico nel film “Woman in Gold”. La “donna in oro” era uno dei massimi capolavori del Belvedere e il governo austriaco ne difese con le unghie e con i denti il possesso. Ora gli è rimasto il non meno importante “Bacio” pure di Klimt, detenuto legalmente, perché acquistato direttamente dall’autore in occasione dell’esposizione dei Secessionisti del 1909 e non rapinato a qualche famiglia non ariana.

La mostra sarà ospitata da dicembre nell’Orangerie del Belvedere Inferiore e potrà essere visitata per un tempo inusitatamente lungo (fino al 7 gennaio).

IL DIPINTO di Salomon Kleiner risale al 1731 e dà una chiara idea di come il palazzo del Belvedere si trovasse in aperta campagna. Vienna, infatti, si può appena intravedere sullo fondo, mentre i parchi ai lati del Belvedere appartengono al chiostro dei Salesiani e dei principi Schwarzenberg.

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