Venerdì 4 Ottobre 2024

20.11.20 Antonia Heiml (Övp), elezioni Vienna - CopiaMartedì prossimo terrà la sua seduta di insediamento il neoeletto consiglio comunale di Vienna (che, come abbiamo spiegato martedì scorso, è anche un Landtag, ovvero un consiglio di Land). Tra i suoi primi adempimenti vi sarà l’elezione del sindaco e degli assessori. Abbiamo già visto come avverranno queste operazioni e come la giunta sarà composta da assessori sia di maggioranza che di opposizione.

Ma il consiglio che si riunirà martedì da chi sarà formato? La risposta è solo apparentemente banale, perché non basta dire semplicemente che i 100 nuovi consiglieri sono stati indicati dal voto degli elettori espresso lo scorso 11 ottobre. Gli elettori hanno segnato con una croce il simbolo del partito preferito che hanno trovato stampato sulla scheda di voto e hanno potuto indicare fino a tre voti di preferenza per i candidati dello stesso partito.

Una volta stabilito il numero di seggi spettanti a ciascuna lista, come saranno individuati i candidati che andranno ad occuparli? Ci sono i voti di preferenza, è vero, ma contano fino a un certo punto. Nell’assegnazione dei seggi si segue l’ordine con cui i candidati sono elencati nella lista. Ai Verdi, per esempio, spetteranno 16 seggi e in consiglio entreranno quindi i primi 16 della lista, indipendentemente dalle preferenze che i singoli candidati avranno raccolto.

Da questo meccanismo appare chiaro che sono le segreterie di partito a scegliere i membri del futuro consiglio comunale. Chi è nei primi posti della lista sarà sicuramente eletto, chi è a metà lista forse sarà eletto o forse no. Chi è nella seconda parte della lista può mettersi subito il cuore in pace, perché resterà fuori dalla porta.

Nella formulazione della lista in alcuni partiti decide tutto il vertice, in altri la scelta viene fatta con metodi più partecipativi. Prendendo esempio di nuovo dai Verdi, le candidature vengono decise da un’assemblea degli iscritti, con votazioni per ogni singola casella della lista, rispettando la regola dell’alternanza maschio-femmina.

Stando così le cose, verrebbe da pensare che il voto di preferenza sia inutile. Quasi sempre lo è, a meno che il candidato non abbia raccolto tante preferenze, da superare una certa percentuale dei voti conseguiti dalla lista (a seconda delle elezioni, questa percentuale varia dal 14, al 10 o al 7 per cento). In tal caso anche chi si trovasse in fondo alla lista avrebbe il diritto di passare in testa, guadagnandosi il biglietto d’ingresso in consiglio.

Nell’Övp (il Partito popolare) – che è il primo partito a livello federale e attualmente esprime il cancelliere, ma che al Comune di Vienna è secondo con 22 seggi – hanno escogitato un trucco per aggirare la legge. Diventano consiglieri non i primi 22 della lista, ma i 22 che hanno ottenuto più preferenze, come del resto sembrerebbe logico. Per ottenere questo risultato i consiglieri che si trovano nelle prime posizioni della lista, ma hanno ottenuto meno preferenze, rinunciano al seggio, lasciando il posto a chi viene dopo di loro. E questi, se ha anche lui meno preferenze, fa la stessa cosa: rinuncia al seggio.

Per evitare sorprese, al momento della stesura della lista l’Övp obbliga i candidati a firmare un “Fairnessabkommen”, ovvero un accordo di “correttezza” o “lealtà”, con il quale si impegnano a farsi da parte, qualora abbiano ricevuto meno preferenze di altri candidati. Lo scopo è evidente: motivare tutti i candidati ad andare a caccia di voti presso parenti, amici e conoscenti per essere eletti e in questo modo procurare voti anche alla lista.

Questo meccanismo ha sempre funzionato in passato, mentre questa volta si è inceppato, per il rifiuto di una candidata, tale Antonia Heiml, a ritirarsi e far posto a due candidati più indietro nella lista, Jan Ledochowski e Susa Dejmek-Khalil, che avevano ricevuto più voti di preferenza (rispettivamente 1.758 e 1.168).

Heiml era 24.ma nella lista e quindi senza possibilità di risultare eletta (l’Övp ha ottenuto 22 seggi). Ma altri candidati prima di lei avevano rinunciato. Quando era arrivato il suo turno, Antonia è scomparsa dalla circolazione. Non ha più risposto al telefono, non ha risposto alle mail e ai messaggi sul cellulare, non si è fatta trovare nemmeno in casa. Ai funzionari furibondi dell’Övp che erano andati a cercarla per convincerla a fare un passo indietro, il padre ha spiegato che la figlia era partita per concentrarsi nello studio, ma che non sapeva dove fosse andata).

Il risultato è che, grazie alle rinunce di chi era prima di lei, Antonia è avanzata di casella nella lista dei candidati e, se non cambierà idea, avrà diritto al seggio in consiglio. A meno che l’Övp non decida di mandare all’aria l’intero meccanismo di avanzamento dei candidati con più preferenze, accettando di far eleggere i primi 22 della lista. In tal caso, Antonia, che è alla casella 24, non diventerebbe più consigliera e potrebbe dedicarsi a tempo pieno ai suoi studi. L’unica cosa certa, per ora, è che l’Övp ne ha deciso l’espulsione.

 

NELLA FOTO, la candidata “scomparsa” Antonia Heiml, espulsa dall’Övp.

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