Venerdì 8 Novembre 2024

Ci sono 40.000 soldati della Prima guerra mondiale cancellati dalla memoria degli Stati-nazione del Novecento. Sono 40.000 soldati morti in combattimento o in seguito alle ferite riportate, soldati resi invalidi o prigionieri di guerra. Per oltre un secolo di loro non si è parlato, nessuno ha voluto ricordarli, persino i loro familiari hanno potuto piangerli con discrezione, nel chiuso delle loro case.

Parliamo degli italiani che allo scoppio della Prima guerra mondiale, di cui domenica ricorre il 110. anniversario, erano sudditi austriaci e, come tali, precettati a servire in armi quella che allora era la loro patria. Alla data del 28 luglio 1914 l’Italia non era ancora in guerra (lo sarà quasi un anno dopo), ma unita all’Austria nella Triplice alleanza. Gli italiani dell’Austria – li chiamiamo italiani per semplicità di narrazione, ben sapendo che sarebbe più corretto definirli friulani, giuliani, triestini e così via – non erano stati mandati a combattere contro l’Italia, che non era ancora belligerante, ma contro la Serbia e la Russia. Ed erano ormai quasi tutti morti o feriti o prigionieri, quando l’Italia il 24 maggio dell’anno dopo decise di entrare in guerra, schierandosi contro i Paesi di cui era alleata.

Questo pasticcio della storia spiega perché, a guerra finita, i caduti italiani dell’imperial-regio esercito austriaco non ebbero onoranze o monumenti che li ricordassero. Furono trattati come austriacanti e quindi nemici, se non addirittura come traditori, benché fosse stata l’Italia a tradire l’alleato austriaco, mentre loro avevano fatto semplicemente il loro dovere.

È dovuto passare un secolo perché finalmente a queste prime vittime dell’”inutile strage” fosse restituito l’onore che ad esse era stato negato. Lapidi con i loro nomi sono state collocate in molti comuni ex austriaci e a Cervignano è stato eretto addirittura un monumento, nonostante l’ostilità ottusa dell’amministrazione comunale.

Ora sta per essere compiuto un nuovo passo nella ricostruzione della memoria, grazie al Club turisti triestini (Ctt), che ha dato vita a un progetto dal titolo in più lingue: “1914-1918: Assente! Odsoten! Assent! Odsutan! Abwesend!”. Si tratta di un sito web dove, giorno dopo giorno, saranno ricordati i caduti di tutto il Litorale Austriaco, dalla Bassa friulana a Trieste, a Fiume, senza tralasciare quelli della Valcanale. L’iniziativa sarà presentata mercoledì 31 luglio, alle 11, nella sala del Circolo della stampa di Trieste.

Il testo che segue è tratto da un comunicato diffuso dal Ctt.

“L’occasione del centodecimo anniversario del conflitto, con la dichiarazione di guerra di Franceso Giuseppe alla Serbia del 28 luglio 1914, costituirà l’inizio di “una preghiera laica”, dove rivivranno nomi e identità di cittadini cancellati dalla memoria degli Stati-nazione novecenteschi.

La ricerca del Ctt è iniziata nel 2018 e ha raccolto, negli anni, oltre 40.000 schede di soldati litoranei morti, feriti, malati e prigionieri di guerra. Dal 31 luglio 2024 verranno pubblicate le schede di 10.000 persone afferenti a tre regioni: i morti del Litorale Austriaco, un’area che va da Bovec/Plezzo/Flitsch a Pula/Pola/Pulj e da Cervignano/Sarvignan/Červinjan a Baška/Bascanuova, col suo cuore a Trieste/Trst/Triest; i morti di Rijeka/Fiume/Reka e infine i morti di Valcanale/Kanalska dolina/Kanaltal”.

“Si inizia quindi con il 31 luglio 1914, quando si registrò il primo morto: nella Caserma grande di Trieste, Mario Piero Zoff del 97° reggimento di fanteria, disperato, si suicida con un colpo d’arma da fuoco. Una morte emblematica, solo la prima di quattro anni di stragi, miseria e sofferenze inutili”.

“Molti soldati ricordati dal progetto “Assente!” servirono nel 97° reggimento, nel 5° reggimento della Territoriale (Landwehr) di Pola e nei battaglioni 7° e 20° dei Cacciatori (Feldjägerbataillon). Soprattutto il 97° è sentito come il reggimento di casa dai triestini. Scorrono sotto gli occhi nomi di sloveni, croati, friulani, italiani, tedeschi, ma soprattutto di persone di identità ‘mista’ che non si riconoscevano in una singola identità nazionale, ma solo nell’essere cittadini dell’impero austriaco”.

La ricerca è stata svolta con la collaborazione del Comitato d’onore per il Soldato austro-friulano, la Fundacija Poti miru, la parrocchia di Repen, la fondazione benefica Kathleen Foreman Casali, l’Associazione culturale F. Zenobi, il Circolo della stampa di Trieste, la Società umanistica Histria, la Società cormonese Austria e la Società triestina di cultura Maria Theresia.

Saranno presenti il prof. Sergio Zilli dell’Università di Trieste, lo storico Roberto Todero e i ricercatori Manuel Pascolat e Igor Dolenc.

NELLA MAPPA, le zone del Litorale Austriaco – dalla Val Canale, a Gorizia e Gradisca, alla Bassa friulana, a Trieste e all’Istria fino a Fiume – a cui fa riferimento il progetto del Ctt, per restituire la memoria ai 40.000 “assenti” della Prima guerra mondiale. La ricerca non comprende il Trentino, ai cui caduti con l’uniforme austriaca non fu riservata una sorte diversa.

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