Karl-Heinz Grasser, l’ex ministro delle Finanze più giovane della Repubblica austriaca, è da ieri nel carcere di Innsbruck. Ora non è più giovanissimo, ha 56 anni e dovrà scontarne quattro per aver incassato tangenti per 9,6 milioni dalla vendita di 60.000 alloggi di edilizia pubblica mentre era ministro. Il Tribunale di Vienna lo aveva condannato a 8 anni di reclusione. La Corte suprema, a cui Grasser aveva fatto ricorso, pur confermando la condanna di primo grado, ha dimezzato la pena, con la considerazione bizzarra che Grasser avrebbe già sofferto abbastanza a causa della lunga durata del processo (186 udienze soltanto nel primo grado) e dell’inchiesta che l’aveva preceduto. In tutto oltre 15 anni.
La Giustizia austriaca è in parte responsabile delle lungaggini. Basti dire che, quando c’è di mezzo un imputato importante – un “Prominente”, come lo chiamano qui – la Procura che indaga deve perdere tempo in periodici rapporti al Ministero della Giustizia, che poi deve dare il suo benestare per il prosieguo dell’inchiesta. Ma anche Grasser ha avuto la sua parte di responsabilità. La Procura aveva impiegato 7 anni per avere accesso ai suoi conti anonimi nelle banche del Liechtenstein e della Svizzera. Sarebbe bastata una sua telefonata per risparmiare tutto quel tempo. Ma anche nella fase dibattimentale del processo l’accusa aveva dovuto sudare le mitiche sette camicie per respingere le eccezioni a raffica presentate dai legali degli imputati, proprio per allungare i tempi. Questo per dire che la riduzione da 8 a 4 anni della pena suscita qualche perplessità.
A fine aprile la Corte suprema aveva trasmesso la sentenza definitiva al Tribunale di Vienna, che ai primi di maggio aveva notificato la condanna all’imputato. Da noi, quando una condanna diventa esecutiva, i carabinieri vanno a casa del reo e lo “traducono” in manette in carcere. A Grasser, invece, il Tribunale ha concesso un mese di tempo perché si presentasse spontaneamente all’istituto di pena. Inizialmente il termine “un mese” era stato inteso come “il mese” di maggio, per cui s’era ritenuto che la carcerazione dovesse avvenire entro il giorno 31. È stato poi chiarito che il termine, invece, era di 30 giorni dalla data della notifica.
Karl-Heinz Grasser ha trascorso questi suoi ultimi giorni di libertà a Capri, nella villa della moglie Fiona Swarovski, ereditiera della nota azienda di cristalli. Finita la vacanza, si è presentato alle porte del carcere, per saldare il suo conto con la giustizia. Sono quattro anni di reclusione, che però potrebbero ridursi a quattro mesi. Anche le carceri austriache soffrono di sovraffollamento e il governo austriaco sta per varare un provvedimento di legge che consente ai detenuti di trascorrere il periodo di reclusione a casa propria, con un braccialetto elettronico alla caviglia, per evitare che scappino o vadano in giro per il mondo, magari a Capri. Grasser potrebbe essere uno dei primi a beneficiarne.
Con la condanna a 8 anni, ridotti a 4 e poi forse a 4 mesi l’ex ministro delle Finanze avrà così saldato il conto con la Giustizia? Con la Giustizia sì, ma non con lo Stato austriaco, per alcune ragioni che qui cercheremo di spiegare.
La prima riguarda il danno diretto causato da Grasser. La Repubblica austriaca rivuole indietro i soldi della tangente con gli interessi. In tutto fanno 13 milioni, che però Grasser non pagherà mai, perché proprio un mese fa ha presentato istanza di fallimento privato alla Pretura di Kitzbühel (è il Comune austriaco dove Grasser ha ufficialmente la residenza). In quanto disoccupato e nullatenente, Grasser non risarcirà lo Stato del danno subito e nemmeno gli altri creditori, nei confronti dei quali ha altri debiti per 8 milioni. La procedura del “Privatinsolvenzverfahren” (si chiama così il fallimento di una persona fisica) gli consentirà di cavarsela e di tornare un cittadino libero e senza dover nulla a nessuno al massimo entro 6 anni.
Ma c’è un altro conto che Grasser ha con lo Stato. Ne siamo venuti a conoscenza soltanto ora, dopo la sentenza passata in giudicato. Come sappiamo, tutto nasce dalla tangente di 9,6 milioni che ormai vent’anni fa aveva ricevuto dal “Konsortium” di imprese che facevano capo a Immofinanz. Era stato il premio per aver fatto conoscere in anticipo l’offerta della concorrente CA Immo nella aggiudicazione dei 60.000 alloggi pubblici. Lo Stato ne aveva subito un danno, perché il “Konsortium” aveva presentato una controfferta di un solo milione superiore a quella di CA Immo, mentre, senza la soffiata del ministro, sarebbe potuta essere molto maggiore.
Il bello – o il brutto – però viene ora. CA Immo, infatti, ha citato in giudizio lo Stato, chiedendo un risarcimento di 1,9 miliardi. CA Immo, infatti, è la cordata che vent’anni fa aveva perso l’affare a causa delle manipolazioni del ministro. L’importo sorprendente di quasi due miliardi deriva dalla differenza tra l’importo a cui erano stati venduti i 60.000 alloggi vent’anni fa e il loro attuale valore di mercato. Non si tratta di una stima, ma del prezzo effettivo a cui in questi anni gli alloggi sono stati venduti.
È prevedibile che lo Stato opporrà una strenua resistenza alla richiesta risarcitoria. Le ragioni sono tante, a cominciare dalla considerazione che in vent’anni i valori immobiliari sono aumentati. Inoltre l’azione giunge in ritardo e potrebbe risultare prescritta (ma i legali di CA Immo sostengono di averla promossa solo ora, perché prima si doveva attendere la condanna di Grasser). Insomma, si annuncia un contenzioso giudiziario che potrebbe durare all’infinito.
In questi casi, anche in Austria, si tende a raggiungere un compromesso, per evitare inutili spese giudiziarie. La CA Immo, per esempio, potrebbe accontentarsi, si fa per dire, della metà di 1,9 miliardi. Ma anche la metà di 1,9 miliardi è una somma enorme, quasi uguale a quella che lo Stato aveva incassato privatizzando tutto il suo patrimonio edilizia abitativo. E tutto per l’avidità di un ministro infedele, il cui conto questa volta sarà pagato dai contribuenti austriaci.
NELLA FOTO, il carcere alla periferia occidentale di Innsbruck, che ospita da ieri l’ex ministro Karl-Heinz Grasser.
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