Lunedì 2 Dicembre 2024

Vienna, Florisdorf, moschea costruita nel 1986Il divieto di costruire minareti ha un precedente nella Carinzia di Haider. È dell’11 febbraio 2008 – quindi ben prima del referendum svizzero – la legge del Land che ne impedisce la costruzione. Una legge unica nel suo genere in Austria, fortemente voluta dal partito di Haider, il Bzö, spalleggiato dai popolari dell’Övp, benché la comunità islamica in Carinzia sia pressoché insignificante (poco più di 11.000 persone, pari al 2% della popolazione) e benché nessuno dei suoi membri abbia manifestato il proposito di costruire minareti.

Una moschea sì. La costruzione era stata richiesta, anche con insistenza, dai musulmani residenti a Klagenfurt (circa 4.000), perché i tre luoghi di preghiera allora esistenti si stavano rivelando troppo piccoli. Ma la richiesta si era limitata alla disponibilità di un edificio in cui riunirsi per la preghiera del venerdì, senza cupola e senza elementi architettonici che lo potessero distinguere dagli altri edifici della zona. Haider & C., però, avevano voluto mostrare i muscoli in difesa della “Heimat” carinziana nei confronti di una minaccia peraltro inesistente. E così nel febbraio di due anni fa era passata la legge.

Nel testo discusso e approvato dal Landtag, in realtà, non si fa parola né di minareti, né di moschee, in quanto un loro divieto sarebbe stato anticostituzionale. Non soltanto perché in violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, tra cui la libertà religiosa, ma anche perché avrebbe infranto le leggi dello Stato austriaco che danno un riconoscimento giuridico alla religione islamica fin dal tempo dell’impero absburgico.

È del 1782 il primo editto di tolleranza dell’imperatore Giuseppe II, che consente agli islamici di seppellire i defunti in un loro cimitero. Il riconoscimento giuridico della religione è del 1874. Ma la legge fondamentale, che estende i diritti di questa comunità arriva nel 1912, dopo l’annessione all’impero della Bosnia-Erzegovina e con essa di una comunità di quasi un milione di nuovi sudditi fedeli all’Islam.

Il riconoscimento trova conferma, naturalmente, nella repubblica postbellica, in particolare nella legge del 1979, che individua la comunità islamica presente in Austria come soggetto dotato di personalità giuridica e introduce, tra l’altro, l’insegnamento della religione islamica nelle scuole, con insegnanti pagati dallo Stato, al pari degli insegnanti di religione cattolica.

In quest’Austria tollerante e ospitale, la legge voluta dalla destra carinziana rappresenta quasi un “vulnus”. Il rischio di incostituzionalità è aggirato ponendo il veto per “progetti inusuali per architettura e dimensione, che si discostino molto dalla tradizione edilizia del luogo”. Sarà una apposita commissione (“Sonderkommission”) per la tutela del paesaggio a dire quali progetti vanno bene e quali no e i Comuni, chiamati a rilasciare la licenza edilizia, dovranno adeguarvisi. Va da sé che moschee e minareti verrebbero automaticamente cassati.

Attualmente i musulmani in Austria sono oltre 400.000 e rappresentano ormai la comunità religiosa più numerosa dopo quella cattolica (6.548.316) e prima di quella protestante (326.117). È anche la comunità meglio integrata nel Paese, con tre moschee, una delle quali a Telfes, un villaggio tirolese di 14.000 abitanti. Soltanto in Carinzia, dove è quasi assente, si è sentito il bisogno di dire no in anticipo ai minareti.

Nella foto, la moschea di Florisdorf, quartiere operaio di Vienna, al di là del Danubio.

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