Lunedì 2 Dicembre 2024

20.10.11 Peter Lexe È morto venerdì a Villaco il giornalista Peter Lexe. Una morte improvvisa e inaspettata, dovuta a un infarto, di cui non c’erano stati segni premonitori. Aveva 71 anni. La Carinzia perde uno dei suoi più noti giornalisti gastronomi. Il Friuli Venezia Giulia perde un amico.

Lexe non era nato giornalista gastronomo. Era nato cronista e in questo suo ruolo aveva scoperto il Friuli a metà degli anni ’70 (ricordiamo di averlo conosciuto a un incontro stampa a Villa Manin nel 1975). Vi era tornato nel 1976, per raccontare ai carinziani il nostro terremoto. Ma vi era ritornato anni dopo anche per altre iniziative di cui era un vulcano. Scavando nella memoria ci vengono in mente i programmi giornalistici trasmessi in Carinzia da una sua radio privata situata a Coccau (nei pressi del valico sulla strada statale) e rilanciati da un’antenna sul Lussari, quando in Austria la radio era ancora un monopolio dello Stato. E ci vengono in mente anche i programmi tv in lingua tedesca, ospitati nell’estate del 1981 da un’emittente privata di Udine (Rdf) e irradiati per i turisti di lingua tedesca in vacanza sulle spiagge dell’Adriatico.

In quegli anni era stato assunto alla redazione della “Kleine Zeitung”, dopo avervi lavorato come free-lance, dove era diventato capocronista e poi capo delle cinque redazioni regionali. Era un cronista attento e scrupoloso, scevro da sensazionalismi e notizie gonfiate. Ai tanti giovani cronisti di cui era stato maestro spiegava che“wenns nichts Neues gibt, brauchen wir darüber ja auch nicht zu schreiben“ (“se non c’è nulla di nuovo, non serve che noi ci scriviamo ancora”).

Negli anni ’80 il giornale popolare “Kronen Zeitung” pubblicò la notizia che i bambini austriaci in vacanza a Grado e Lignano venivano rapiti, per essere sottoposti a espianto di reni, e restituiti ai genitori il giorno dopo. Per la “Kleine Zeitung” si trattava di quello che in gergo viene definito “un buco”, ovvero una notizia che la concorrenza ha in esclusiva. In casi del genere la stampa austriaca si limita a riprenderla, citando la fonte (in questo caso la “Kronen”).

Ma Lexe non si accontentò di farlo. Volle prima verificare in Italia se la notizia avesse fondamento e a questo scopo si rivolse all’autore di questo blog. Non c’era internet, non c’erano mail, non c’era Whats-App. Erano appena entrati in funzione i fax, marchingegni grandi come lavatrici, che spesso non erano compatibili tra di loro. Con mille difficoltà Lexe riuscì a trasmettere via fax le pagine della “Kronen”, che ci consentirono di verificare con polizia e carabinieri che la notizia degli espianti era una bufala. La vicenda aveva suscitato tanto clamore che il Corriere della Sera spedì di corsa a Klagenfurt il suo inviato per il nord-est, che allora era Gian Antonio Stella.

Se dagli anni ’90 ho incominciato a seguire sul giornale l’Austria – prima per Il Gazzettino, di cui ero redattore, e in seguito anche per il Messaggero Veneto, Il Piccolo e altri giornali del gruppo Gedi – e se da oltre un decennio pubblico quotidianamente questo blog, lo devo a Peter Lexe e a quell’episodio, che mi fece capire quanto fosse necessario aprire gli occhi sui nostri vicini di casa, proprio perché sono vicini e di cui non sappiamo (non sapevamo) quasi nulla.

La svolta gastronomica del giornalismo di Lexe avviene dopo quegli anni. Forse lui era stato già prima appassionato di cucina, ma dalla fine degli anni ’80 incomincia a scriverne sul giornale. Lo abbiamo definito “gastronomo” e non “gastronomico”, perché Lexe è in realtà gastronomo. Non si limita a recensire ristoranti e “Gasthäuser”, ma ispeziona cucine, sottopone a stringenti interrogatori i cuochi, riprova i piatti sui fornelli di casa. In breve, diventa un esperto del ramo, in grado di insegnare ai cuochi il loro mestiere, tanto da meritarsi la qualifica di “Kuchlmasta”, ovvero “maestro di cucina” (più tardi gli arriverà da Vienna anche il titolo di “Professor” e con quel titolo appare nella necrologia che la famiglia gli ha dedicato). Non viaggia per ristoranti stellati, ma in tutti i luoghi dove si fa da mangiare, di lusso e non di lusso. Il suo obiettivo è fare scoprire la buona cucina, anche se povera.

Insieme abbiamo pranzato un giorno in una tavola calda di Klagenfurt e i vicini di tavolo che lo avevano riconosciuto (era diventato quello che i suoi colleghi della “Kleine Zeitung” ieri, nell’annunciare la notizia della morte, hanno definito “eine Legende”), i vicini di tavolo – dicevamo – erano rimasti stupiti di vedere in quel luogo il loro “Kuchlmasta”. Pensavano che frequentasse solo locali presenti nelle classifiche di Gault-Millau.

La curiosità di conoscere aveva indotto Lexe ad attraversare i confini nazionali, estendendo le sue ricerche anche in Slovenia e in Friuli Venezia Giulia. Ai ristoranti e alle cantine della nostra regione aveva dedicato più libri, corredati da eccellenti fotografie. Il crescente numero di commensali carinziani e austriaci alle nostre tavole si devono in parte a ciò che lui ha scritto.

È questa la ragione per cui in apertura avevamo detto che il Friuli Venezia Giulia perde un amico. Peter Lexe è stato un amico da cronista e poi da giornalista gastronomo. Lo è stato anche per la Slovenia, che lo aveva onorato per questo, conferendogli il titolo di “ambasciatore onorario”. La nostra Regione non ci ha pensato.

Peter Lexe lascia la moglie Marina e le figlie Conny e Andrea. I funerali saranno celebrati mercoledì, 14 ottobre, alle 10, a Villaco, nella sala delle cerimonie del “Waldfriedhof”, in Schmalgasse 17.

 

NELLA FOTO tratta dalla “Kleine Zeitung”, il giornalista Peter Lexe nella sua “uniforme” di maestro d cucina.

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