Lunedì l’Austria si immerge in un lockdown totale, per vaccinati e non vaccinati, come aveva già fatto nelle prime stagioni dell’emergenza Covid. Il tentativo di parare la quarta ondata, isolando in casa i soli non vaccinati, si era rivelata fin da subito insufficiente. L’esplosione di nuove infezioni, l’incidenza settimanale balzata a picchi mai visti prima e soprattutto gli ospedali e le terapie intensive prossime al collasso hanno indotto il governo a decidere di allargare il lockdown a tutti, annunciando inoltre una misura senza precedenti, che però sarà applicata solo dal 1. febbraio: l’obbligo di vaccinazione esteso all’intera popolazione. Sarà il primo Paese in Europa a compiere un passo del genere.
Questi due drastici provvedimenti, accompagnati da altre misure di portata più limitata, sono stati decisi in un drammatico incontro dei governatori dei nove Länder con il cancelliere Alexander Schallenberg e il ministro della Salute Wolfgang Mückstein, svoltasi a Pertisau sull’Achensee, non lontano da Innsbruck, durato fino alle 2 della notte. Sono stati soprattutto i governatori a insistere per una linea rigorosa, riuscendo a convincere il cancelliere, più esitante (con Mückstein non è stato necessario insistere, perché era convinto fin da prima che fosse necessario cambiare passo).
I risultati dell’accordo Stato-Länder sono stati comunicati in una conferenza stampa ieri, a mezzogiorno, dal cancelliere e dal ministro della Salute, affiancati dal sindaco di Vienna, Michael Ludwig, e dal governatore del Tirolo, Günther Platter, quasi a voler sottolineare l’unità di intenti a tutti i livelli istituzionali. Da lunedì, dunque, lockdown totale per tre settimane (in realtà, 10 giorni, dopo o quali si farà un primo bilancio e quasi certamente se ne deciderà il prolungamento per altri 10 giorni). Significa chiusura di ristoranti, hotel, negozi, luoghi della cultura e per il tempo libero.
Rimarranno aperti soltanto i settori del commercio e dei servizi “necessari per la vita e la salute”, vale a dire: alimentari, drogherie, farmacie, prodotti per animali, distributori di carburanti, banche, poste, tabaccai, trasporti pubblici, servizi di pulizia e pochi altri. Il lockdown cesserà il 12 dicembre per i vaccinati, mentre proseguirà per i non vaccinati. I cittadini non potranno uscire di casa, se non nei casi già previsti in passato (acquisto di alimentari, assistenza a parenti, incontri con il partner, ma anche sgranchirsi le gambe).
Su insistenza del ministro dell’Istruzione, Heinz Fassman, le scuole rimarranno aperte, ma con raccomandazione ai genitori a tenere i figli a casa, per ridurre al massimo i contatti e le possibilità di contagio in classe e nel tragitto tra casa e scuola. In altre parole, la frequenza diventerà facoltativa, mentre le scuole cercheranno di fornire alle famiglie strumenti didattici, perché possano “fare i compiti a casa”.
Abbiamo detto dell’obbligo di vaccinazione dal 1. febbraio per tutti. La terza dose potrà essere somministrata già dopo 4 mesi (anziché 6) e la durata del green pass, senza terza dose, sarà abbreviata a 7 mesi. Inoltre, obbligo di maschera Ffp2 ovunque, negli ambienti chiusi, obbligo del green pass sul posto di lavoro e raccomandazione (solo raccomandazione) alle aziende di favorire lo smart working.
Gli austriaci hanno accolto con sgomento l’annuncio delle nuove misure, ma forse se le aspettavano, vista la situazione che ieri è apparsa ancora più grave, con 15.809 nuovi contagi, 520 ricoveri in terapia intensiva, 48 decessi e un’incidenza per 100.000 abitanti per la prima volta sopra quota 1.000. Ciò non ha scoraggiato i no-vax, che hanno confermato per oggi dieci manifestazioni di protesta a Vienna. La più importante è quella dell’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista, che partirà dalla Heldenplatz. È prevista la partecipazione di 10.000 persone.
NELLA FOTO, da sinistra, il ministro della Salute Wolfgang Mückstein, il cancelliere Alexander Schallenberg, il governatore del Tirolo Günther Platter e il sindaco di Vienna Michael Ludwig. Si avviano alla conferenza stampa per comunicare le decisioni prese nell’incontro Stato-Länder.
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