I ghiacciai alpini hanno gli anni contati, lo sappiamo tutti. La loro inesorabile riduzione ha assunto di recente un’accelerazione che è sotto i nostri occhi. Per questo, nel riferirne, molto spesso si usano espressioni che possono sembrare enfatiche. Si parla, per esempio, di “de profundis” per i ghiacciai.
Un’esagerazione? Non è sembrata tale a “Protect our Winters”, un’organizzazione non governativa impegnata su temi climatici e di protezione ambientale, che ha voluto organizzare un vero e proprio “funerale” per la Pasterze, il ghiacciaio più lungo dell’Austria (8 chilometri), che scende sul versante carinziano del Grossglockner.
Un tempo la sua lingua lambiva il piazzale della Kaiser Franz Josefs Höhe, a 2.369 metri di altezza, dove l’imperatore era salito nel 1856 per vedere da vicino quel mare di ghiaccio. A quel tempo la Pasterze non terminava lì, ma si allungava ancora per qualche centinaio di metri fino alla conca dove oggi c’è il bacino artificiale Margaritze.
Oggi lo scenario è completamente cambiato. Il ghiacciaio sotto la Franz Josefs Höhe è completamente scomparso e ha lasciato il posto a un desolato vallone di massi. Per toccare con mano la Pasterze si deve risalire molto più a monte, ma ormai il percorso attraverso la “Gamsgrubenweg” è precluso al tunnel 6, per il pericolo di caduta sassi, e si può proseguire soltanto se accompagnati da guide e attrezzati alpinisticamente.
Il “funerale” alla Pasterze è stato officiato sul piazzale della Franz Josefs Höhe dal prevosto del capitolo del duomo di Klagenfurt, Engelbert Guggenberger, e dalla parroca evangelica Margit Leuthold, di Lienz. La celebrazione ecumenica è avvenuta in presenza di un catafalco e di una bara di ghiaccio di 150 chili, ricoperta da un telo bianco, ha significare il destino ineluttabile e ormai prossimo del più grande ghiacciaio dell’Austria. Quanto sia prossimo è apparso evidente dal fatto che l’escursione in programma alla vigilia fino alla fronte della Pasterze era stata annullata, perché dopo i giorni torridi di quest’anno blocchi di ghiaccio si staccano improvvisamente, costituendo un grave pericolo per chi si trovi nelle vicinanze.
“Con l’estinzione del ghiacciaio del Grossglockner – ha detto mons. Guggenberger – noi perdiamo non soltanto una meraviglia delle Alpi. Questo scioglimento ha per noi gravi conseguenze. È una grave perdita per il presente, ma anche una dolorosa perdita della qualità della vita per le future generazioni. È necessario un nuovo dibattito sociale, per stabilire qual è lo stile di vita che vogliamo e di cui avremo bisogno in futuro”.
Il Requiem recitato insieme da Guggenberger e da Leuthold ha assunto un valore simbolico ed è apparso un implicito invito alla politica a intervenire per porre un freno all’evidente cambiamento climatico. Ad ascoltare le parole dei due religiosi erano saliti fino alla Franz Josefs Höhe anche i parlamentari Lukas Hammer e Carina Reiter, in rappresentanza rispettivamente dei Verdi e dell’Övp (Partito popolare), che sono insieme al governo, ma che finora non hanno trovato una soluzione comune al problema climatico.
Manca un’intesa sulle strategie da seguire, ma la consapevolezza del problema c’è, come si evince dalla pubblicazione di una dichiarazione congiunta di tutti i partiti rappresentati in Parlamento (escluso l’Fpö, il partito dell’estrema destra, che non ha voluto sottoscriverla). Nel documento si legge, tra l’altro, che “gli effetti del cambiamento climatico sono chiaramente visibili in Austria e l’estate attuale ha posto il fenomeno ancor più sotto gli occhi di tutti”.
Secondo un rapporto dell’Österreichischer Alpenverein (il Club alpino austriaco), non si era mai registrato un simile arretramento del ghiacciaio, da quando nel 1891 ne erano iniziate le misurazioni annuali. La Pasterze lo scorso anno ha perso soltanto alla sua fronte un volume di ghiaccio di 14,7 milioni di metri cubi. Per coglierne meglio la dimensione, l’Övp paragona questa massa a un cubo con 245 metri di lato.
NELLA FOTO, la parroca evangelica Margit Leuthold e il prevosto del capitolo del duomo di Klagenfurt Engelbert Guggenberger precedono il corteo con il “feretro” di ghiaccio, simbolo dell’agonia della Pasterze.
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