La criminalità giovanile sta assumendo livelli spietati finora mai visti a Vienna. Questa l’impressione della Polizia, dopo l’arresto di una banda di sette giovani, tra i 14 e i 18 anni, che avevano tentato di estorcere denaro da un commerciante e, non riuscendovi, lo avevano “punito” lanciando una molotov nel suo negozio. Sono stati scoperti e arrestati grazie a due testimoni, che avevano notato uno della banda – probabilmente il più giovane – deporre davanti al negozio una scatola con la richiesta di denaro, e anche grazie alle registrazioni di una videocamera di sorveglianza di un distributore di benzina, dove i ragazzi avevano riempito di benzina una bottiglia, usata subito dopo come bomba molotov contro il negozio.
La polizia ha ricostruito meticolosamente i passi della banda. Avevano preso di mira un negozio di telefonini di Meidling, un quartiere nella parte sud di Vienna (lo stesso dove abita l’ex cancelliere Sebastian Kurz), lanciando contro l’ingresso una bottiglia molotov, per intimorire il titolare. Quattro giorni dopo quattro della banda avevano fatto irruzione nel locale a viso mascherato e armati di coltello e, dopo aver rotto una vetrinetta, si erano impossessati di due telefonini. Lasciano passare due giorni e poi infrangono una vetrina con un bengala.
Lo scopo evidentemente è di spaventare il commerciante e fargli capire che ha assoluto bisogno di “protezione”. È quello che gli propongono il giorno dopo due dei ragazzi, in cambio di una mazzetta, ma ricevono un netto rifiuto. La banda allora decide di fargliela pagare e dopo qualche giorno lanciano una molotov nel negozio, attraverso la porta aperta. La vampata sfiora la moglie del titolare, che afferra prontamente un estintore e spegne il fuoco.
Poco dopo il più giovane della banda, di soli 14 anni, si avvicina al negozio e depone una scatola blu davanti all’ingresso. Dentro c’è una richiesta di 25.000 euro e una pallottola. Una mossa azzardata, che viene notata da due passanti e riferita alla polizia. Seguono immediate indagini, che portano, tra l’altro, alla scoperta delle immagini della videocamera al distributore di benzina.
Gli investigatori non ci mettono molto a identificarli tutti, benché siano senza precedenti penali. Alcuni vivono con i genitori, altri in un centro di rieducazione minorile. Uno è siriano, uno turco, gli altri sono austriaci e ceceni. A capo della banda è il più anziano, un ceceno. Le accuse nei loro confronti sono di danneggiamento, rapina aggravata dall’appartenenza a un’organizzazione criminale, tentata estorsione aggravata, lesioni personali gravi.
Cinque sono in carcere in attesa di giudizio. I due più giovani sono stati rilasciati in libertà provvisoria, perché possano tornare a scuola.
NELLA FOTO, il quartiere viennese di Meidling, dove operava la banda dei minorenni.
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