A 90 anni Eric Kandel è tornato a casa. È tornato nella sua Vienna. Della città aveva soltanto un vago ricordo, perché se n’era andato con la sua famiglia 81 anni fa, quando aveva solo 9 anni. I suoi avevano voluto così, perché erano ebrei e 81 anni fa l’Austria era stata annessa alla Germania nazista. Restarci sarebbe stato un rischio.
Altri loro amici ebrei, invece, avevano preferito restare, confidando che “la nottata” sarebbe passata. Sappiamo invece che non andò a finire come avevano sperato.
Finita la guerra con la capitolazione del Reich, l’Austria non pensò di richiamare gli ebrei che se n’erano andati. Quelli finiti nelle camere a gas erano perduti per sempre, ma almeno gli altri sarebbero potuti tornare nelle loro case. Erano stati 128.000 gli ebrei che fra il 1938 e il 1939 avevano lasciato precipitosamente l’Austria, abbandonando tutti i loro beni confiscati dai nazisti. Tra essi vi erano circa 1.700 tra scrittori, artisti, scienziati, musicisti, medici, filosofi, fisici, economisti.
Cervelli in fuga, diremmo oggi. Ma oggi si fugge per cercare migliori opportunità di lavoro e di vita. Allora gli ebrei fuggivano per salvare le loro vite. A causa del nazismo l’Austria si privò delle sue menti migliori e dopo il nazismo, finita l’isteria antisemita, non si preoccupò di recuperare quel patrimonio di cervelli. Fu un inconsapevole atto di autolesionismo, forse perché l’isteria antisemita non era del tutto finita o forse perché era sgradevole rifare i conti con il passato, restituendo agli ebrei tutto ciò che era stato loro rubato e che ora era ormai di proprietà di austriaci ariani.
Eric Kandel era il secondogenito di una famiglia dell’Alsergrund, nel nono distretto di Vienna. Il padre aveva un negozio di giocattoli. Arrivati i nazisti, per essi la vita era diventata impossibile e decisero di partire per gli Stati Uniti. I sentimenti antisemiti di quelli che fino al giorno prima erano stati vicini di casa o compagni di scuola era tale che “io avevo paura di attraversare la strada – dichiarò Kandel dieci anni fa in una intervista alla tv tedesca – ma ebbi il coraggio di attraversare l’Atlantico con mio fratello di 14 anni”.
Negli Stati Uniti Eric Kandel seguì inizialmente gli studi di storia e letteratura, per poi dedicarsi invece alle neuroscienze. A convincerlo in questa svolta fu una compagna di studi, i cui genitori erano affascinati dalla psicoanalisi di Freud (altro genio ebreo austriaco costretto all’esilio dai nazisti). Nel corso degli anni Kandel si è occupato di psichiatria, psicologia, biochimica e neuroscienze, ottenendo nel 2000 il Premio Nobel per la medicina.
Nei giorni scorsi, in occasione del suo 90. compleanno, Eric Kandel ha rimesso piede nella città dov’era nato, invitato dal Comune. Il sindaco Michael Ludwig ha voluto rendergli omaggio consegnandogli la statuetta d’oro dell’”uomo del municipio” (è una riproduzione della statua posta sulla guglia centrale del municipio neogotico). È stato un tardivo tentativo di riconciliazione, che Kandel ha gradito, ma che non gli ha impedito, nel corso della cerimonia, di chiedere al sindaco: “Come mai non avete ripreso gli ebrei, come invece è accaduto in Germania?”.
Al pomeriggio e il giorno successivo Kandel è stato festeggiato anche dalla Camera federale dei medici e dall’Università e dalla Facoltà di medicina di Vienna. In questa occasione il Capo dello Stato, Alexander Van der Bellen, gli ha conferito la massima onorificenza in oro con croce della Repubblica.
NELLA FOTO, Eric Kandel, mentre riceve la statuetta d’oro dell’”uomo del municipio” dalle mani del sindaco, Michael Ludwig.
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