Quando Jörg Haider elogiava “la politica dell’occupazione del Terzo Reich” e “i membri delle Waffen SS” e quando si faceva scherno dell’Europa e dei suoi leader e dileggiava gli esponenti della comunità israelitica, pensavamo tutti che quella fosse farina del suo sacco. Era invece farina del sacco di Herbert Kickl. Era questo suo collaboratore, così discreto e schivo, che gli scriveva i discorsi e si inventava le battute al vetriolo, che tanto piacevano ai fan del leader carinziano.
Domenica Kickl ha superato il maestro, portando l’Fpö, il partito dell’estrema destra austriaca, a un traguardo che nemmeno Haider era riuscito mai a raggiungere. Per la prima volta l’Fpö è il primo partito in Austria, con il 28,8%. È il risultato che avevamo pubblicato ieri e che coincide con la tabella finale diffusa dopo lo scrutinio in tutti i seggi: Ovp 26,3, Spö 21,1, Neos 9,2, Verdi 8,3.
Negli ultimi cinque anni Kickl si è scritto i discorsi da solo e con un lavoro certosino di ricucitura è riuscito a far risorgere un partito che nel 2019 era uscito devastato dallo scandalo delle tangenti russe del suo predecessore, Heinz Christian Strache.
A fianco di Haider ma senza far parte del “Bubenpartei”
Kickl, che oggi ha 56 anni, aveva incominciato a far politica con Haider da ragazzo, ma non aveva mai fatto parte del “Bubenpartei”, quella squadra di giovanotti che accompagnava Haider in tutte le sue uscite. Aveva sempre marcato la sua autonomia, rispetto al “capo”, forse anche per ragioni caratteriali. Tanto Jörg amava i bagni di folla e il contatto con il “popolo”, quanto Kickl se ne stava in disparte, preferendo le ascensioni in montagna alle feste della birra.
In questo senso si può dire che Kickl non avesse l’empatia seducente del suo mentore, ma colmava quella lacuna con un lavoro tenace e instancabile. Il trionfo di domenica ne è il frutto, ma tanta fatica probabilmente gli risulterà inutile. Voleva diventare “Volkskanzler”, “cancelliere del popolo”, mentre probabilmente nei prossimi 5 anni continuerà ad essere il capogruppo di un partito di opposizione.
Con il 28% non si governa. Serve un alleato e nessuno degli altri 6 partiti è disposto a diventarlo. Nemmeno l’Övp, che pure sarebbe pronto a turarsi il naso per formare un governo con l’Fpö, se solo Kickl cedesse il posto a qualcun altro del suo partito. Ma questo Kickl non lo farà mai, non ripeterà l’errore di Haider, che nel 2000, pur di allearsi con l’Övp, aveva fatto un passo indietro, lasciando che nel governo andasse la sua vice, Susanne Riess.
Sulle possibili coalizioni di governo mai dire mai
Naturalmente in politica non si può mai dire mai. Non lo si può dire nemmeno in Austria. Ma allo stato delle cose la soluzione più probabile è un governo Övp-Spö (ma avrebbe un margine di maggioranza troppo rischioso di un solo voto), allargato a Neos. Neos e Övp hanno molto in comune, molto meno ce l’ha l’Spö. Su un fronte però sono concordi: l’adesione convinta all’Ue e il sostegno all’Ucraina. Proprio i punti su chi invece diverge la posizione dell’Fpö, euroscettico e contrario alle sanzioni alla Russia.
I risultati del voto di domenica hanno avuto vasta eco in Europa. “Un’altra vittoria per i Patrioti”, ha scritto su X il primo ministro ungherese Viktor Orban, congratulandosi con Kickl. Da Madrid il leader di Vox, Santiago Abscal: “Il movimento patriottico e per la libertà – ha dichiarato – si va facendo strada in Europa, nonostante le folli campagne e le stupide infamie dei media”.
Il voto in Austria evidenzia le divergenze nel governo italiano
In Italia una volta di più le elezioni austriache sono servite a mettere in evidenza le posizioni divergenti all’interno della maggioranza. Salvini ha parlato di un “bellissimo risultato per i nostri alleati”. Aggiungendo: “Stamattina qualcuno parlava di nazismo: o c’è qualcuno che dorme male, che mangia pesante, perché non penso ci sia l’allarme neonazista in Francia, in Germania, in Austria e in Olanda. Se gli austriaci hanno deciso che il primo partito fosse il Partito delle Libertà, che ha i temi della sicurezza, contrasto all’immigrazione clandestina, della difesa del lavoro e della famiglia, fra le loro priorità, vuol dire che così la pensano gli austriaci. Saranno a Pontida e nessuno si offenda”.
Offendersi no, ma qualcuno incrocerà le dite. In un’analoga manifestazione della Lega a Milano, il predecessore di Kickl non aveva potuto partecipare, perché s’era dimesso il giorno prima a causa dello scandalo di Ibiza.
Di tutt’altro tenore il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Credo che in Austria – ha detto – serva una forma di governo a guida popolare, che escluda il Partito della libertà. Le battaglie politiche si vincono sempre al centro, per impedire che gli estremisti di destra e sinistra facciano danni. Ogni rigurgito neonazista va respinto”.
Le parole di Salvini e Tajani danno modo a Mario Furore (5 Stelle) di osservare che i due “ancora una volta se la danno di santa ragione… In questa commedia da avanspettacolo Tajani e Salvini si dimenticano di essere vicepresidenti del governo italiano”.
Più istituzionali le parole del presidente leghista del Friuli Venezia Giulia: “Come sempre, rispetto i percorsi democratici di ogni Paese, chiunque vinca. Ho profondo rispetto degli altri Paesi e non voglio entrare nelle questioni interne”.
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