Martedì 3 Dicembre 2024

19.10.03 Eike SchmidtEike Schmidt (nella foto), lo storico dell’arte tedesco, che il 4 novembre avrebbe dovuto assumere la direzione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, ha comunicato in questi giorni al Ministero della cultura austriaco che non intende più assumere quell’incarico, preferendo rimanere a Firenze, dove dal 2015 dirige la Galleria degli Uffizi. È un colpo di scena senza precedenti in Austria: Schmidt aveva ottenuto la nomina nel 2017 dall’allora ministro Thomas Drozda. Era stato Schmidt a candidarsi e, siccome a quel tempo aveva appena ricevuto l’incarico agli Uffizi, aveva chiesto e ottenuto di poter rinviare l’inizio del suo impegno a Vienna al novembre di quest’anno. Era stato accontentato. Un trattamento di favore, che ora ha mal ricambiato, dando la disdetta con solo un mese di anticipo.

La notizia, anticipata in esclusiva l’altro ieri dal quotidiano “Die Presse”, è stata confermata ieri all’agenzia di stampa Apa ed è stata ripresa da tutti gli organi di informazione. La direzione del Kunsthistorisches Museum, che con le sue collezioni di arte antica degli Asburgo è uno dei più importanti musei al mondo, non ha voluto rilasciare commenti.

Non ha nascosto invece la sua irritazione l’attuale ministro degli Esteri, Alexander Schallenberg, che ha anche la competenza per la cultura e i media. Schallenberg fa parte di un governo tecnico, in carica in attesa che si formi un nuovo governo politico, dopo la rielezione del Parlamento di domenica scorsa. Non è un politico, ma un diplomatico di professione. Tuttavia non ha usato un linguaggio diplomatico per commentare il comportamento di Schmidt. “La rinuncia senza preavviso – ha detto – non è assolutamente professionale ed è senza precedenti. Il capitolo Schmidt è con ciò chiuso. Ora si tratta di fare subito chiarezza. Perciò ho dato incarico alla direzione scientifica di indire al più presto un altro bando di concorso”.

Ricordiamo che due anni fa era stato il ministro Drozda a caldeggiare la scelta di Schmidt. Sabine Haag, direttrice del museo per due mandati (10 anni), aveva chiesto di essere confermata nell’incarico per altri 5 anni, visto il successo conseguito dalle tante mostre da lei organizzate. La risposta del ministro era stata negativa, salvo poi pregare Haag di restare in carica ancora per due anni, dato il rinvio richiesto da Schmidt.

Attualmente la donna si trova a New York, per presentare alla stampa la mostra su Massimiliano I. Lì è stata raggiunta dalla telefonata del ministero, con la richiesta di prorogare ulteriormente la sua permanenza alla guida del museo. Non si sa che cosa abbia risposto o se si sia riservata di dare una risposta.

Da parte dello staff del Kunsthistorisches Museum la notizia della marcia indietro di Schmidt è stata presa con filosofia. Del resto, come ha fatto sapere il direttore amministrativo Paul Frey, le future mostre del museo sono già pianificate fino al 2021. Quindi, se Schmidt resta a Firenze non significa che il palazzo debba restare chiuso in attesa della nomina di un altro direttore.

Quali siano le ragioni che hanno indotto Eike Schmidt a cambiare idea non si sa. Indubbiamente conta il fatto che al Ministero per i beni culturali in Italia sia ritornato Dario Franceschini, che a suo tempo aveva caldeggiato la nomina di personalità straniere alla direzione dei principali musei italiani. Ma Franceschini da solo non spiega tutto. Forse contano anche le relazioni familiari di Schmidt, sposato con una mantovana, i cui parenti risiedono proprio a Firenze.

Certo è che la sua decisione all’ultimo momento di piantare in asso il prestigioso museo di Vienna è stata uno schiaffo per gli austriaci. Nei siti web dei giornali, in calce alla notizia della rinuncia di Schmidt, si leggono commenti di lettori che trasudano astio e irritazione, con giudizi pesanti nei confronti del direttore tedesco e anche dell’ex ministro Drozda, che a suo tempo lo aveva voluto a Vienna.

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