Venerdì 17 Gennaio 2025

Ci sono certe espressioni della lingua italiana che trovano un riscontro quasi identico in quella tedesca. Per esempio “lavoro nero” si traduce in “Schwarzarbeit”. È la prestazione professionale, il lavoro appunto, prestato illegalmente, senza che per esso siano corrisposti versamenti fiscali o previdenziali. “Schwarzarbeit” è la definizione ufficiale del dizionario Duden, ma nella lingua parlata si usa piuttosto l’espressione “im Pfusch”. Lavorare “im Pfusch” significa lavorare senza pagare le tasse.
Il fenomeno è in aumento in Austria, come rileva uno studio dell’economista Friedrich Schneider, esperto nel settore. Schneider stima che nel 2024 questa economia sommersa abbia raggiunto un fatturato di 34,5 miliardi, pari a 7,5% del Pil, con una crescita di 1,25 miliardi (+3,8%) rispetto al 2023. Su quanto ci abbia rimesso lo Stato, in entrate erariali e contributive non incassate, Schneider non è preciso: stima una forbice da 1,5 a 2,5 miliardi.
In quali settori è più frequente che si lavori “im Pfusch”? L’economista cita le prestazioni di elettricisti ed elettrotecnici, officine meccaniche per auto, ma anche estetiste e massaggiatrici. Ci sono poi i lavori domestici e di giardinaggio, che una nostra amica di Graz, a suo tempo, aveva definito come “Nachbarnwirtschaft”, ovvero l’”economia del vicino di casa”. Sono quei lavori di ristrutturazione o manutenzione di appartamenti, potatura di siepi e alberi, rasatura di prati, che vengono fatti passare come lavori offerti in amicizia dal vicino di casa. Insomma, uno scambio di favori, senza alcun compenso. Ma che in realtà non sono proprio così.
Friedrich Schneider non ha soltanto registrato il fenomeno, ma anche effettuato un sondaggio sull’opinione che se ne ha tra gli austriaci. Quasi due terzi degli intervistati considera questo comportamento evasivo del tutto normale e un terzo ammette che non avrebbe remore lui stesso a svolgere lavori in nero. Un intervistato su due ritiene che lo “Schwarzarbeit” sia dovuto all’eccessivo carico fiscale e due terzi ritengono che, se non ci fossero artigiani disposti a lavorare in nero, molte prestazioni sarebbero troppo care e pochi se le potrebbero permettere.
Il fenomeno non è nuovo. Ne avevamo riferito in questo blog il 25 giugno 2015, ma allora il fatturato stimato era di 21 miliardi, mentre lo scorso anno aveva superato i 34. A questo punto riesce più facile capire perché gli austriaci preferiscano il contante alla carta di credito. I pagamenti in nero non devono lasciare traccia e per questo servono le banconote.

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