Sono due gli argomenti standard usati dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz per spiegare il suo rifiuto ad accogliere almeno una parte dei bambini che si trovano nel lager sovraffollato di Moria, nell’isola di Lesbo, seguendo l’esempio di altri Paesi europei, tra cui Francia e Germania. Il primo è che l’offerta di ospitalità potrebbe generare un “effetto risucchio”, ovvero potrebbe indurre altri migranti a tentare lo sbarco a Lesbo, sapendo di poter contare sul buon cuore dei Paesi europei, o almeno di alcuni di essi. La seconda è che l’Austria è già stata molto generosa con i profughi, avendo accolto sul proprio territorio molti più di quanti ne abbiano accolti altri Stati.
Ora è ben vero che l’Austria di Kurz potrebbe chiudere le sue porte ai disperati di Lesbo senza doverne dare giustificazione alcuna. È nel suo diritto farlo, anche dimostrandosi poco solidale non solo nei confronti di quei disperati, ma anche nei confronti di Paesi come l’Italia e la Grecia, che di quei profughi invece devono farsi carico, perché nessun blocco navale evocato da qualche politico di casa nostra riuscirebbe a fermare barche e barconi in arrivo, se non sparando loro addosso un siluro, come proponeva di fare anni fa Umberto Bossi.
Ma Kurz non vuole apparire poco solidale e a questo scopo ha esposto in tutti i canali tv, in videoclip, in interventi radiofonici e sui social le due argomentazioni menzionate all’inizio.
La prima (l’effetto risucchio) ha un suo fondamento, anche se la situazione di oggi – come spiegava l’altro giorno il vicedirettore della “Bild” tedesca – è ben diversa da quella del 2015. Tanto per dirne una, in Siria non imperversa più l’esercito dei tagliagole.
La seconda, invece, merita più attenzione, perché il cancelliere l’ha esposta con ricchezza di dati apparentemente inconfutabili. In un videoclip di 7 minuti ha contestato l’impressione che non si sia fatto o non si stia facendo nulla per i profughi. “Soltanto quest’anno l’Austria ha accolto 3.700 bambini. Sono circa 100 alla settimana, a cui è stato concesso il diritto di asilo e hanno trovato sicurezza qui in Austria”. Una dichiarazione tanto perentoria e convincente, che anche una nostra lettrice l’ha presa per vera, menzionandola in un commento nella pagina Facebook di Austria vicina.
3.700 bambini sono un bel numero, specie se si considera che i confini sono chiusi e gli ingressi in Austria sono consentiti soltanto per ricongiungimenti familiari. Da dove saltano fuori allora questi bambini? Qualcuno se l’è chiesto e ha cercato di fare il calcolo, avvalendosi dell’esperienza di Ralph Janik, studioso di diritto internazionale e autore del blog “Asyl & Migration”.
Innanzitutto bisogna sapere di che si parla. Chi sono i cosiddetti “bambini”? La convenzione dell’Onu sui diritti dell’infanzia definisce minori “ogni uomo che non abbia compiuto il suo 18. anno di vita”. È la stessa definizione di cui fa uso Kurz. I 3.700 di cui parla non sono i bambini visti nelle immagini di Moria, ma minorenni, ovvero giovani, ragazzi e anche bambini sotto i 18 anni. La maggior parte delle richieste di asilo in Austria vengono presentate proprio da persone di questa età. Quest’anno per esempio, da gennaio a luglio, erano state presentate domande di asilo da 538 minori non accompagnati, di cui soltanto 39 con meno di 14 anni.
Ma anche il termine “accogliere” necessita di un chiarimento. A quali minori (che abbiamo visto essere solo in minima parte bambini) si riferiva Kurz, quando nel videoclip asseriva che ne erano stati accolti 3.700? Qui ci viene in aiuto il Ministero degli Interni, che gestisce queste pratiche. Il numero menzionato dal cancelliere si riferisce ai minori che quest’anno (fino ad agosto) hanno visto riconosciuto il diritto di asilo, la protezione sussidiaria o il cosiddetto diritto di soggiorno per ragioni umanitarie. Le procedure per raggiungere questo risultato sono lunghe, possono durare mesi o anni. I 3.700 che ce l’hanno fatta erano da anni in Austria, alcuni di essi addirittura erano nati qui.
Il numero dei minori che quest’anno sono effettivamente giunti in Austria e ora sono in attesa di sapere che sorte avrà la loro richiesta di asilo è molto più basso: circa 700, di cui una minoranza sono bambini. Ma al “Basti” faceva più comodo parlare di 3.700 bambini accolti quest’anno, cento alla settimana, imbrogliando i numeri e facendo credere che siano arrivati tutti nei primi sette mesi del 2020 e non nel corso degli ultimi anni.
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Dopo il Comune di Vienna e quello di Innsbruck, ora anche il Land Carinzia si è dichiarato disposto a dare accoglienza ai bambini di Moria.
NELLA FOTO, il cancelliere Sebastian Kurz intervistato in Zib2, il telegiornale dell’Orf delle 22, dove ha dato i numeri sull’accoglienza di bambini (che non erano tutti bambini) nei primi mesi di quest’anno (che non erano i primi mesi di quest’anno).
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