“Ci eravamo tanto amati”. Sono parole che potremmo mettere in bocca ai dirigenti dell’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista austriaca, che cinque anni fa erano stato travolti da una folle passione per Vladimir Putin e per il suo partito, Russia Unita. Non furono i soli, anche la Lega di Salvini qualche anno fa amoreggiava con gli uomini dello “zar”. Strano comportamento questo delle destre europee, patriottiche quando fa comodo, ma vittime di irresistibile attrazione per regimi illiberali quando fa comodo sotto altri punti di vista, che si tratti di Ungheria o di Polonia o di Russia poco importa.
I sovranisti austriaci “si erano tanto amati” cinque anni fa, ma ora quell’amore si è anzitempo spento, prima della famosa crisi del settimo anno. Lo struscio era incominciato nel 2016, con frequenti voli Vienna-Mosca e ritorno, ed era culminato nel dicembre di quell’anno con la firma di un “accordo di collaborazione e cooperazione”. All’atto solenne avevano partecipato, per parte austriaca, l’allora segretario politico dell’Fpö Heinz-Christian Strache (quello finito male dopo lo scandalo di Ibiza), il presidente del Parlamento Norbert Hofer (i presidenti in Austria sono tre, lui era il terzo), il vicesindaco di Vienna e braccio destra di Strache Johann Gudenus e l’eurodeputato Harald Vilimsky.
Quell’accordo prevedeva periodici incontri tra delegazioni dei due partiti e “lo scambio di esperienze nell’attività legislativa”. Il documento, articolato in dieci parti, entrava anche nei dettagli, prevedendo, per esempio, “sostegno reciproco nell’economia, nel commercio, negli investimenti”, collaborazione nelle “organizzazioni per i giovani, le donne, l’educazione e il soccorso”, con l’obiettivo di “rafforzare l’amicizia e l’educazione delle giovani generazioni, nello spirito del patriottismo e della gioia per il lavoro”.
Il linguaggio scelto per documenti del genere rivela molte cose e certamente lo rivela quello usato per l’accordo di collaborazione tra Russia Unita ed Fpö. Ma, al di là dell’aspetto formale, molti in Austria ebbero il sospetto che dietro quel documento il patriottismo e la gioia per il lavoro c’entrassero poco, mentre contasse molto di più la prospettiva che dalla Russia potessero giungere sottobanco finanziamenti all’Fpö. Del resto, Putin ha sempre avuto interesse ad appoggiare le forze politiche euroscettiche, allo scopo di incrinare la solidarietà nell’Unione Europea.
Quanto il capo del Cremlino avesse a cuore questo piano appare chiaro, per esempio, dalla sua partecipazione al matrimonio della ministra degli Esteri austriaca, Karin Kneissl, dell’Fpö, celebrato in un paesino della Stiria meridionale nell’agosto del 2018. Putin vi intervenne accompagnato da cinquanta guardie del corpo e da un torpedone con a bordo un coro di cosacchi, che intrattenne gli ospiti nuziali durante tutta la festa. Le foto di lui che balla all’aperto con la novella e attempata sposa hanno fatto il giro del mondo.
Altri tempi, altra musica. Il clima tra Fpö e Russia Unita è cambiato, perché l’Fpö è cambiato. Strache, dopo lo scandalo di Ibiza (e soprattutto dopo lo scandalo delle spese pazze da lui sostenute con fondi del partito), è stato cacciato. Gudenus, l’uomo che aveva organizzato l’incontro di Ibiza con la sedicente oligarca russa, cadendo nella trappola della candid camera, si è anche lui ritirato a vita privata. Hofer, è ancora deputato, ma si è dimesso dalla presidenza del partito e ormai non appare quasi mai in pubblico.
Al timone dell’Fpö ora è Herbert Kickl, che non era mai stato troppo entusiasta per quell’accordo con i russi. Era previsto che avesse durata quinquennale, rinnovabile. Ma Kickl non intende rinnovarlo. A chi gli ha chiesto perché, ha risposto: “Semplicemente perché non ne abbiamo alcun bisogno”. Sicuramente conta il fatto che di tutti gli scambi e le collaborazioni previste nell’accordo di cinque anni fa non s’era fatto nulla, probabilmente per lo sconquasso avvenuto dentro l’Fpö dopo lo scandalo di Ibiza e complice anche l’epidemia da Coronavirus. Ma forse conta anche il fastidio nei confronti di un Putin, che ha sempre sostenuto la necessità della vaccinazione contro il Covid-19, a differenza di Kickl schierato con i no-vax.
NELLA FOTO, l’allegra brigata dei sovranisti austriaci, mentre si fanno un selfie a Mosca, nella trasferta del 2016. Sono riconoscibili, da sinistra, Harald Vililmsky, con il telefonino, Heinz-Christian Strache, Norbert Hofer e Johann Gudenus.
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