Che la sua salute non fosse più quella di una volta e che soffrisse di dolori alla colonna vertebrale era noto da tempo. Alfred Hrdlicka, uno degli artisti più illustri dell’Austria del dopoguerra, aveva messo da parte da alcuni anni il martello di scultore, ma aveva continuato a dipingere e a frequentare gli amici di sempre. Ha colto perciò tutti di sorpresa la notizia della sua morte giunta improvvisa sabato scorso, all’età di 81 anni.
Sorpresa, perché il fisico roccioso dell’artista lasciava immaginare in lui, certo ingannevolmente, una forza capace di superare le insidie della salute. Un inganno, appunto. Hrdlicka è morto, ma l’energia che sembrava sprigionare dalle sue manone e dal suo volto massiccio sopravvive nelle opere, difficilmente classificabili stilisticamente, forse inseribili nel modernismo austriaco o in una sua personale reinterpretazione del realismo socialista.
Figlio di un sindacalista comunista della Vienna rossa, aveva conosciuto fin da ragazzo la violenza e il carcere politico. Era sopravvissuto alle persecuzioni naziste, grazie a un amico odontotecnico, che lo aveva nascosto nella sua casa. Quelle vicende avevano lasciato in lui un’impronta indelebile. Non deve stupire perciò che si definisse “ultrastalinista” e che l’antifascismo, la violenza, la guerra fossero sempre stati temi di ispirazione delle sue opere, dalle quali non emerge però l’ottimismo trionfante del sol dell’avvenire, ma un’umanità sofferente e umiliata.
Il monumento “contro la guerra e il fascismo” al centro dell’Albertinaplatz di Vienna costituisce quasi un paradigma della sua poetica. È probabilmente l’opera più conosciuta di Hrdlicka, perché situata ai piedi del museo dell’Albertina, dietro allo Staatsoper, lungo l’itinerario che porta alla Hofburg: un passaggio obbligato per chiunque visiti, anche in fretta, la capitale austriaca.
Mostra figure umane affaticate nel lavare il selciato, compito a cui erano stati costretti gli ebrei dal nazismo. Un pugno nello stomaco, che nel 1988, quando fu inaugurato il monumento, suscitò vivaci polemiche. L’opera fu definita umiliante e irrispettosa nei riguardi degli ebrei. “Anche la crocifissione – si difese allora Hdlicka – non è una morte eroica, ma una morte umiliante. L’ebreo che lava la strada non è una figura eroica, ma una figura sofferente e una testimonianza del suo tempo”. Un messaggio politico e umano, plasticamente espresso da corpi non definiti a tutto tondo, ma incompiuti come i prigioni di Michelangelo.
Tutta la vita artistica di Alfred Hrdlicka è accompagnata da polemiche e proteste. Perché le sue opere rappresentano sempre una provocazione. È accaduto con l’Orfeo scolpito da Hrdlicka nel 1963 per la Kleine Festspielhaus di Salisburgo; è accaduto nel 1967 con il monumento a Karl Renner, il leader socialdemocratico, due volte cancelliere austriaco, dopo la prima e dopo la seconda guerra mondiale. Ma anche a Berlino Ovest, con la “Danza della morte” creata per il Centro evangelico, o ad Amburgo, con l’imponente “contro-monumento” al monumento ai combattenti. Per protesta nei confronti dello scultore alla fine degli anni ’60 a Vienna si costituì addirittura una “Lega contro l’arte degenerata”, senza che i promotori si avvedessero di aver mutuato l’espressione “entartete Kunst” (“arte degenerata”, appunto) dal lessico nazista.
Ultrastalinista, provocatore, ateo dichiarato, politicamente scomodo. Eppure il suo rapporto con l’arte segue i percorsi tradizionali. Dal 1946 al 1952 studia pittura all’Accademia di belle arti di Vienna, avendo come maestri Albert Paris Gütersloh e Josef Dobrowsky. Dal 1953 al 1957, nella stessa Accademia, scopre la scultura con Fritz Wotruba. Nel 1960 ha la sua prima mostra a Vienna e quattro anni dopo si fa conoscere anche a livello internazionale, partecipando alla 32. Biennale di Venezia. Negli anni ’70-’80 insegna scultura in successione all’Accademia statale di belle arti di Stoccarda, alla Scuola superiore di ari figurative di Amburgo, all’Università delle arti di Berlino. Nel 1989 viene chiamato a insegnare all’Università di arte applicata di Vienna. Da allora non lascerà più la sua città.
Nella foto in alto, lo scultore e pittore Alfred Hrdlicka, deceduto sabato a Vienna all’età di 81 anni. In basso , il suo monumento “contro la guerra e il fascismo” nell’Albertinaplatz.