Conflitto giudiziario ad alta quota, per la costruzione di un rifugio nel cuore degli Alti Tauri. Da una parte la Grohag (Grossglockner Hochalpenstrasse Ag), società proprietaria della strada alpina che scavalca i Tauri, dalla Carinzia al Salisburghese, in prossimità del Grossglockner; dall’altra l’Österreichischer Alpenverein, il club alpino austriaco. La prima vuole costruire il rifugio, intitolandolo a Sepp Forcher, leggendario personaggio della tv austriaca scomparso 4 anni fa, che aveva dedicato la sua vita alla musica e alle tradizioni popolari alpine. Il secondo, invece, vi si oppone, essenzialmente per ragioni di tutela ambientale.
Dopo anni di tira e molla, il contenzioso era approdato nell’aula del Tribunale civile di Klagenfurt. Ne avevamo riferito in questo blog il 15 agosto dello scorso anno. Il primo “round” si è concluso in questi giorni in favore della Grohag. Non per le ragioni ambientali che giustificherebbero il veto dell’Alpenverein, ma per i diritti di proprietà. Il club alpino austriaco, infatti, si oppone al progetto in quanto proprietario del terreno su cui dovrebbe sorgere il rifugio “Sepp Forcher”. La Grohag, invece, sostiene che quell’area è di sua proprietà, in base a una documentazione che risale al 1955. I giudici del Tribunale le hanno dato ragione.
Per comprendere meglio i termini della questione, va ricordato che l’Österreichischer Alpenverein è proprietario del Parco nazionale degli Alti Tauri. Non di tutto il parco, ovviamente, ma della parte sul versante carinziano, compresi il ghiacciaio della Pasterze e i monti che le stanno attorno. Sono oltre 4.000 ettari, che il sodalizio ebbe in dono nel 1918 da Albert Wirth, industriale del legno di Villaco.
Wirth voleva a tutti i costi che quel magico mondo di granito e di ghiaccio non fosse contaminato dall’intrusione umana e, per assicurarsi che qualcuno lo proteggesse anche dopo la sua morte, pensò che la soluzione migliore fosse quella di affidarlo al club alpino. La donazione prevedeva, infatti, che “das gewidmete Grossglocknergebiet als Naturschutzpark der Zukunft erhalten bliebe”. L’Övp, dunque, è il padrone di casa sul Grossglockner e quella clausola della donazione gli impone di conservare il patrimonio naturale ricevuto da Albert Wirth.
La Grohag, dal canto suo, ha sostenuto in Tribunale che, in realtà, una piccola porzione di quel vasto territorio alpino è divenuto di sua proprietà, quando nel 1936 il governo di allora espropriò di 11.500 metri quadrati l’Alpenverein proprio per costruire la strada della Grohag e la sua prosecuzione oltre la “Kaiser Franz Josephs Höhe”, la cosiddetta Gamsgrubenweg, al termine della quale dovrebbe sorgere il nuovo rifugio.
L’Alpenverein contesta la tesi della Grohag. I documenti su cui si base, che peraltro hanno convinto i giudici, risalgono al 1955 e contengono misurazioni del terreno e delimitazione di confini effettuate unilateralmente dalla società stradale, senza che il club alpino che ne era il proprietario ne sapesse nulla. Sono queste le ragioni per cui i dirigenti del sodalizio hanno deciso di ricorrere in appello al Tribunale di Graz e, se necessario, perfino alla Corte suprema.
NELLA FOTO, la Gamsgrubenweg, la strada di montagna ai piedi del Grossglockner (le cui pendici si intravvedono a sinistra), al cui termine la Grohag vorrebbe costruire un rifugio alpino.
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