Il caso italiano ha fatto scuola. Anche in Austria il padre di una scolara ha contestato la presenza del crocifisso in aula. Non si è rivolto alla Corte europea di Strasburgo, come il genitore italiano, ma alla Corte costituzionale austriaca, ritenendo incostituzionali alcune norme che ne prevedono l’esposizione.
Il caso riguarda un istituto della Bassa Austria, il Land più grande del Paese, e le norme di cui si chiede l’abrogazione o la modifica sono contenute in una legge regionale che disciplina il funzionamento delle scuole materne. L’uomo che ha sollevato obiezione contro il crocifisso si professa ateo e preoccupato che la crescita della bambina possa essere pregiudicata dalle ricorrenze religiose celebrate nella sua scuola e dalla presenza dei crocifissi alle pareti delle aule. Tutto ciò, a suo dire, costituirebbe un vulnus alla libertà di fede religiosa, diritto tutelato dalla Carte dei diritti dell’uomo, e quindi anche alla libertà di crescere senza una fede.
Nel ricorso alla Corte costituzionale il genitore rivendica il diritto di veder crescere la propria figlia fino alla maggiore età senza condizionamenti religiosi. Al contrario, nella scuola frequentata (ma non viene indicato il nome della località) la bambina avrebbe dovuto “subire” già quattro ricorrenze religiose, tra cui la festa di San Martino e quella di San Nicolò, con celebrazioni liturgiche in chiesa. Per giunta, nella sua scuola il crocifisso sarebbe appeso “ad altezza degli occhi”, cosa che avrebbe trasmesso alla bimba l’impressione “che la fede cristiana in Austria abbia assunto la condizione privilegiata di una religione di Stato”. Ai genitori non va che un tal genere di educazione, così divergente da quella ricevuta in famiglia, possa influenzare durevolmente la coscienza della bambina.
L’obiettivo di far togliere i crocifissi ed esonerare gli alunni dall’obbligo di partecipare a festività religiose viene perseguito andando alla radice del problema: la legge della Bassa Austria che disciplina il funzionamento delle scuole materne. Se ne chiede la modifica in due punti, ritenuti incostituzionali. Il primo è quello in cui al “personale delle scuole materne si richiede un contributo di base alla formazione religiosa ed etica” degli alunni: secondo i ricorrenti, la “formazione etica” dovrebbe bastare, mentre quella “religiosa” è un di più. Il secondo punto è quello che prevede l’esposizione del crocifisso nelle aule dove la maggioranza degli alunni sia di religione cristiana.
Sotto questo aspetto, la normativa austriaca si differenzia da quella italiana, dove il crocifisso è previsto in tutte le aule. Se la maggioranza degli alunni non sono di fede cristiana (cosa che ormai capita in molte scuole) l’obbligo di esporre il crocifisso viene meno. Quanto all’insegnamento della religione, anch’esso dipende dalla fede di appartenenza degli alunni. Se questi sono di fede islamica, come accade soprattutto a Vienna e nel Vorarlberg, vengono educati nella loro religione e gli insegnanti sono pagati anch’essi dallo Stato, come gli insegnanti di religione cattolica.
Quante probabilità vi sono che il ricorso sia accolto? Difficile rispondere, perché la legge scolastica della Bassa Austria, negli articoli contestati, non fa che riprendere una norma federale introdotta in applicazione del concordato tra Austria e Vaticano del 1962 e quindi di rango costituzionale. Non pare quindi in contrasto, ma conforme alla Costituzione.