Tra le “vittime” della crisi economica dobbiamo annoverare da oggi anche i cavalli lipizzani della Spanische Hofreitschule, la celebre “scuola di equitazione spagnola di corte” viennese. Dopo la privatizzazione dell’istituzione, avvenuta nel 2001, anche i suoi conti devono quadrare e purtroppo non quadrano. Da ciò la decisione di accorpare la sede dove si allevano i bianchi cavalli di ascendenza spagnola, che da quasi cent’anni sta a Piber, nella Stiria occidentale, alla scuola vera e propria, che sta nella capitale. O di trovarle comunque un’altra location con costi di gestione minori.
Un po’ quel che sta accadendo con la Fiat di Termini Imprese, che si vorrebbe chiudere e trasferire altrove, per non produrre in perdita. Ci si perdoni il confronto improprio, perché qui stiamo parlando di cavalli e non di uomini. Ma i lipizzani, come si sa, appartengono all’identità di ciò che è rimasto dell’Austria dopo la caduta dell’impero, come i Mozartkugel o la torta Sacher. Ogni volta che se ne parla si tocca un nervo scoperto.
Questa volta lo ha fatto Elisabeth Gürtel, che dal 2008 sovrintende alla Spanische Hofreitschule. La Gürtel è una donna che se ne intende di cavalli (è stata vicecampionessa austriaca di dressage e nel 1979 ha fatto parte della nazionale al “Concours hippique international officiel” di Aquisgrana), ma è soprattutto una donna di affari, ai vertici della Camera dell’economia austriaca e proprietaria, tra l’altro, dell’hotel Sacher di Vienna, quello che produce la famosa torta. Conti alla mano, ha constatato che la scuola di equitazione, con le sue esibizioni domenicali e le tournée estive in Austria e all’estero, dà un utile annuo che si aggira su un milione di euro.
La palla al piede, invece, è rappresentata dall’allevamento di Piber, da cui escono i purosangue lipizzani e i cui esemplari migliori finiscono alla Hofreitschule. L’allevamento ha una perdita annua tra i due e i tre milioni di euro (2,3 milioni è l’importo esatto riferito al 2009). Troppi per una società di diritto pubblico che deve o dovrebbe reggersi sulle proprie gambe. Da ciò l’ultimatum che la Gürtel ha lanciato alla Stiria: o il Land si fa carico di una parte dei costi di gestione (si parla di 520 mila euro nel 2009, perché il resto delle perdite verrebbe coperto con un contributo statale di 780 mila euro e con gli utili della scuola di Vienna) oppure l’allevamento di Piber si chiude.
Apriti cielo! La Stiria non ne vuol nemmeno sentir parlare. Perché, se la Spanische Hofreitschule fa parte da oltre quattro secoli della storia di Vienna, l’allevamento di Piber fa parte da quasi un secolo della storia della Stiria e ne rappresenta un fiore all’occhiello, visitato annualmente da migliaia di turisti. I lipizzani vi si trasferirono nel 1920, dopo la caduta dell’impero absburgico e dopo che Lipica – la località carsica vicino a Trieste, sede storica di allevamento dei lipizzani – era stata inglobata nell’appena costituito Regno di Serbia, Croazia e Slovenia (poi Regno di Jugoslavia).
Difficile prevedere come andrà a finire. Johann Seitinger, assessore all’agricoltura della Stiria, respinge l’ultimatum: “La Hofreitschule – dice – è federale. Ci pensi lo Stato a sostenerla. Se lo facessimo noi si creerebbe un pericoloso precedente anche per altri settori”. Ma la Gürtel è determinata nel voler risanare i conti. E così, dopo un secolo, l’allevamento dei lipizzani potrebbe cambiare di nuovo sede. Magari ritornare là da dov’era venuto, Lipica. Siamo o non siamo ormai in un’Europa senza confini?