Venerdì 4 Ottobre 2024

20.09.08 Ida, romanzo di Katharina Adler, pronipote di Ida Adler (Dora)Il “Caso Dora” è uno dei più famosi fra quelli trattati da Sigmund Freud. Dietro lo pseudonimo Dora si cela la sua ex paziente Ida Adler. A lei la pronipote Katharina Adler ha dedicato un libro, che lo scorso anno ha vinto il premio dell’Accademia d’arte della Baviera. Katharina scrive tra l’altro per il quotidiano tedesco “Süddeutsche Zeitung” e questo è il suo romanzo d’esordio. Un poderoso romanzo di oltre 500 pagine.

Tra i casi clinici di Freud – di cui ci siamo occupati anche ieri, dando notizia della riapertura della sua casa-museo a Vienna, in Berggasse 19 – quello di Dora-Ida fu sicuramente uno dei più famosi. La paziente era nata Bauer (1882-1945), sorella del più famoso Otto Bauer, esponente di punta della socialdemocrazia austriaca tra la fine dell’impero e l’Anschluss alla Germania nazista, e padre del cosiddetto austromarxismo. Dora divenne la paziente più nota del 20. secolo grazie all’opera di Freud intitolata “Frammento di un’analisi d’isteria” (1905).

A seguito di innumerevoli scontri con i suoi genitori e ripetute minacce di suicidio, la diciottenne Ida iniziò una terapia nello studio in Berggasse 19. Ma dopo appena undici settimane fu Ida stessa a interrompere l’analisi di Freud. Scritta nel 1901, ma pubblicata solo nel 1905, l’opera di Freud segna un collegamento fra l’”Interpretazione dei sogni” (1900) e i “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905).

20.09.08 Katharina Adler, pronipote di Ida Adler (Dora)Nel suo romanzo “Ida” la pronipote Katharina dà per la prima volta alla propria trisnonna la sua inconfondibile voce, che ci fa capire con quale determinata indipendenza e tenacia la donna percorse la propria strada. La scrittrice ricorda così la figura della trisnonna, mai conosciuta personalmente.

“Anche se per me ogni istante della sua vita sarebbe incredibilmente interessante, forse andrei a trovarla nel periodo intorno al 1934, quando ancora abitava in Vegagasse, a Döbling (è un quartiere di Vienna nel 19. distretto, alla periferia nord-ovest, nda). Là Ida teneva salotto e ha vissuto per molti decenni. Vorrei semplicemente che fosse lei a raccontare. Da un lato spererei di apprendere molti risvolti personali e, dall’altro, sarei curiosa di sapere come valutava la situazione politica di quel tempo. Suo fratello Otto fu espulso dall’Austria proprio durante i moti di febbraio di quell’anno, il partito socialdemocratico venne proibito. Mi interesserebbe moltissimo sapere cosa ne pensava a questo proposito”.

Della trisnonna Katharina si è fatta un’idea di una donna caparbia e determinata. “Ida – rileva – ragiona con la propria testa e sa discernere perfettamente ciò che va bene e ciò che non va. Istintivamente si ribella al sistema patriarcale, che abusa di lei e allo stesso tempo vuole convincerla che sia buono, oppure che le rappresaglie e le aggressioni subite siano solo frutto della sua immaginazione. Invece di lasciarsi spezzare, Ida diventa più resiliente e, nei limiti delle sue possibilità, tira dritto per la propria strada. Devo anche dire che i passaggi in cui Ida non si adegua ed esprime la propria caparbietà, addirittura a volte la sua scontrosità, sono quelli che mi hanno dato più soddisfazione nello scrivere il romanzo”.

Per Katharina Adler non è stata un’impresa facile. “È stato un lungo percorso che ha richiesto complessivamente dieci anni. Ho ricominciato da capo varie volte. Ho provato e riprovato. Poi, un giorno, di colpo avevo la figura di Ida davanti agli occhi, ho sentito la sua voce. Proprio nell’istante, in cui l’ho immaginata astraendola dal suo rapporto con Freud. In concreto, nel momento in cui la mia trisnonna si relaziona con persone che io stessa avevo potuto ancora conoscere: i miei nonni e un caro amico di mio nonno. Tutte queste persone compaiono all’inizio del romanzo e i miei ricordi d’infanzia mi hanno aiutato alla fine ad arrivare a Ida”.

Il romanzo di Katharina non segue un ordine cronologico, ma alterna episodi recenti a episodi meno recenti. È la stessa autrice a spiegare la ragione di questo andare avanti e indietro. “Quando ero ancora all’inizio del mio progetto di scrivere il romanzo – spiega – avevo chiara l’idea di raccontare la storia di Ida non secondo la sequenza cronologica dei fatti, ma in frammenti, come lo stesso Freud ha definito il caso clinico di Ida. Freud usa la parola frammento riferendosi al fatto di non aver descritto l’intero processo di piscanalisi, in quanto Ida stessa abbandonò la terapia. Per me i singoli frammenti segnano ogni volta un nuovo inizio nel raccontare la storia della sua vita, senza fare della psicologia spicciola. Non volevo cominciare dalla sua infanzia, fornendo così la motivazione diretta di come in seguito Ida si comporta nella sua vita. Penso che questa associazione avvenga comunque nella testa del lettore o della lettrice, ma io volevo spezzare questa catena causale nel racconto. Ogni età della sua vita costituisce un fase distinta e separata”.

Nell’opera di Katharina Adler gioca un ruolo anche il “Doktor Freud”, che ebbe la trisnonna in terapia per 11 settimane. “Mi sono arrovellata con questa domanda tutto il tempo che ho impiegato per scrivere il romanzo. Sono giunta alla conclusione che Ida non abbia mai dimenticato questo episodio con Freud. Solo che in qualche frangente ha giocato un ruolo rilevante nella sua vita, mentre in altri ci sono state cose più importanti. Sono relativamente sicura che non si sia mai pentita di aver abbandonato la terapia. Allo stesso tempo posso immaginare la sua sorpresa nel vedere quanto fosse diventato celebre questo dottore della Berggasse. Racconto questo stupore a proposito della fama internazionale perdurante di Freud anche nelle prime pagine del romanzo. Ida si trova negli Stati Uniti e all’improvviso viene a confronto con la psicoanalisi e Freud, che in quel momento viene osannato dall’alta società. È un fatto per lei totalmente inaspettato, non riesce a comprendere tanto entusiasmo e ,dal suo punto d’osservazione speciale, non le si può dare torto.

[Contributo di Wien Tourismus]

NELLA FOTO, la copertina del romanzo su Ida Adler e la pronipote Katharina Adler, autrice del libro.

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