C’è una congiura internazionale, per mettere in cattiva luce la figura di Papa Giovanni Paolo II (nella foto), proclamato santo da Papa Francesco? Sono in molti a sostenerlo dopo l’uscita di un’inchiesta televisiva negli Stati Uniti, secondo la quale il pontefice, al tempo in cui era ancor cardinale nella sua Polonia, avrebbe coperto numerosi casi di abusi sessuali di preti nei confronti di bambini che erano stati loro affidati.
Riprendiamo la notizia in questo blog, perché uno di questi sacerdoti sospettati di pedofilia era stato “esiliato” in Austria, per essere allontanato dall’ambiente in cui avrebbe commesso i suoi abusi. Usiamo il condizionale, perché non vi è alcuna conferma ufficiale delle violenze attribuite al prete, soltanto il resoconto che ne ha dato l’emittente televisiva americana TVN. Ma è certo che vi fu il suo trasferimento in Austria, motivato ufficialmente da ragioni di studio.
Il sacerdote in questione ha un nome: Boleslav Sadus. Fino al 1972 operava in una parrocchia nella zona di Cracovia. Un altro prete della stessa città lo aveva denunciato al servizio segreto del Partito comunista, riferendo che don Sadus più volte sarebbe stato affrontato in strada dalle madri di bambini vittime delle sue attenzioni.
Pochi mesi dopo il futuro Papa aveva inviato una lettera al cardinale Franz König, vescovo di Vienna, pregandolo di accogliere presso di sé Boleslav Sadus, in viaggio all’estero per raccogliere materiali per lo studio che stava conducendo sulla psicologia dello sviluppo. Lo stesso Sadus si era rivolto al cardinale austriaco, chiedendogli di essere incardinato nella sua diocesi. La richiesta era stata accolta e il prete polacco aveva proseguito la sua opera pastorale nella parrocchia di Gaubitsch, un comune della Bassa Austria non lontano da Mistelbach.
Dopo l’uscita del servizio televisivo americano, la Chiesa polacca si è rivolta alle autorità religiose austriache, per avere informazioni sul prete sospettato di abusi. La diocesi di Vienna ha confermato di essersi occupata del caso, di aver effettuato accertamenti, ma di non aver riscontrato nulla di sospetto nella condotta del sacerdote, “almeno durante il periodo trascorso in Austria”, come ha precisato il portavoce Michael Prüller. Anche la Commissione indipendente per la tutela di vittime di abusi sessuali (istituita dalla Chiesa austriaca, dopo i numerosi casi venuti alla luce negli anni passati) non risulterebbe nulla a carico del prete polacco, ma ha ammesso che sarebbero necessarie indagini più approfondite.
Il giornalista autore dell’inchiesta televisiva, dal canto suo, ha riferito di aver intervistato persone vittime degli abusi attribuiti a don Sadus e di aver avuto accesso a documenti della Chiesa e del servizio segreto comunista che li confermerebbero.
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