La politica italiana appare a volte incomprensibile agli osservatori stranieri e noi, che ne siamo a contatto ogni giorno, possiamo ben capirli. Ma anche la politica austriaca presenta a volte aspetti incomprensibili. L’ultimo esempio, che ci viene segnalato questa mattina dal settimanale viennese Falter, riguarda la ministra per l’ambiente Leonore Gewessler (nella foto), intrepida esponente dei Verdi.
In giugno Gewessler aveva partecipato a una riunione dei ministri per l’Ambiente dell’Unione Europea, nella quale aveva dato il suo voto favorevole al “Renaturierungsgesetz”, la legge europea per il recupero di aree ambientali degradate. La ministra aveva lasciato Vienna con il mandato di non approvare il provvedimento, perché l’Övp, partner nella coalizione di governo, era contrario.
Ma a Bruxelles aveva cambiato idea. O forse aveva deciso fin dall’inizio di votare a favore del recupero ambientale, ma si era dimenticato di farlo sapere ai colleghi dell’Övp. Hanno votato contro il “Renaturierungsgesetz” Italia, Ungheria, Polonia, Svezia e Finlandia, mentre il voto contrario dell’Austria, rappresentata da Leonore Gewessler, è diventato all’ultimo momento un voto a favore.
I popolari non l’hanno presa bene. Per loro è stata una pugnalata alle spalle, per di più inferta da un alleato, dal quale si pretenderebbe lealtà. Di solito in questi casi si apre una crisi di governo, se non altro per verificare se sussistano ancora le condizioni per continuare a lavorare insieme. Ma questa volta è andata in modo sorprendentemente diverso.
L’Övp ha deciso che avrebbe continuato a governare assieme ai Verdi, ma ha denunciato Leonore Gewessler alla Procura di Stato per abuso d’ufficio, un reato che in Italia è stato appena abolito. In altre parole il Partito popolare ha pensato seriamente di poter proseguire la collaborazione con i Verdi, dopo aver promosso un’azione penale nei confronti di una delle sue esponenti più in vista.
Non siamo in grado di definire questo atteggiamento, perché il termine “Realpolitik” non ci sembra adeguato. Ovviamente le spiegazioni ci sono. Il 29 settembre in Austria si vota e quando Gewessler ha detto “sì” al “Renaturierungsgesetz”, violando l’accordo con i popolari, al giorno delle elezioni mancavano più di tre mesi. Tre mesi importanti per dare attuazione agli ultimi impegni importanti del programma di governo e soprattutto per nominare le persone “giuste” in alcuni posti di sottogoverno.
Un momento inadatto per aprire una crisi politica che avrebbe indubbiamente nuociuto sul voto di settembre. Meglio dunque evitare la crisi e far viso buono a cattivo gioco. Ma i popolari non sono gente che fa il “viso buono” e così hanno deciso di denunciare per abuso d’ufficio la ministra, come farebbe un cittadino qualsiasi dopo una lite con il vicino di casa.
L’iniziativa è apparsa subito temeraria, essendo difficile riscontrare una fattispecie penale in un comportamento legittimo, sanzionabile soltanto politicamente. Da questa mattina ne abbiamo la certezza. Il settimanale Falter, infatti, ha anticipato la notizia che la “Wirtschafts- und Korruptionsstaatsanwaltschaft” (WKStA), la Procura speciale che indaga quando siano ipotizzati reati di rilievo pubblico, ha deciso di archiviare il caso, non riscontrandovi sufficienti indizi di colpevolezza nei confronti della ministra.
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