Venerdì 13 Settembre 2024

Chi ha seguito tutte le stagioni di “Chicago Med” o del “Dr. House” potrebbe essersi convinto di saperla più dei medici, ma mai si sognerebbe di metter mano al bisturi per aprire il torace a un paziente. Men che meno si sognerebbe di impugnare un trapano per perforargli il cranio. Sono idee che non gli passerebbero nemmeno nell’anticamera del cervello. E tuttavia l’impensabile talvolta diventa pensabile. Quelle idee sono passate nel cervello di una ragazzina di 13 anni, che nella Clinica universitaria di Graz ha bucato con la punta di un trapano la testa di un operaio forestale, vittima di un grave infortunio sul lavoro.

L’episodio, che non ha precedenti nella storia della medicina e nemmeno nelle cronache giornalistiche, risale al gennaio scorso, ma se ne sono conosciuti i dettagli soltanto in questi giorni. Protagonista della vicenda è la figlia tredicenne di una neurochirurga dell’Universitätsklinikum, che si trovava in ospedale quando la mamma era stata chiamata per un intervento di emergenza: un operaio forestale di 33 anni era rimasto gravemente ferito in un infortunio sul lavoro accaduto nei boschi di Weiz, circa 30 chilometri a nord-est di Graz, ed era appena giunto in ospedale con l’elisoccorso.

La chirurga entra in sala operatoria e la figlia la segue, entrambe bardate con camici e mascherine. In quell’area è consentito l’accesso soltanto al team che opera ed eventualmente agli studenti di medicina che stanno facendo il “Praktikum”. Nessuno solleva obiezioni, forse pensando che la chirurga è quella che comanda e quindi si assume la responsabilità della presenza di estranei.

Ma il bello – o il brutto – deve ancora venire. Quando, nel corso dell’intervento, si presenta la necessità di forare il cranio dell’infortunato, la dottoressa lascia che se ne occupi la figlia. L’assistente chirurgo e gli altri sei operatori del team rimangono senza parole. In senso letterale, perché non aprono bocca e lasciano che la tredicenne esegua quella delicata manovra.

L’operazione si conclude con successo, la minorenne non ha perforato il cervello del boscaiolo causandone la morte e, come si usa dire, tutto è bene quel che finisce bene. Ma non è così. In maggio la Procura di Stato di Graz riceve una denuncia anonima, in cui viene riferito l’episodio, che non ha causato danni, ma che è stato comunque un azzardo, che sarebbe potuto costare la vita al boscaiolo.

L’autorità giudiziaria ordina alla polizia di indagare. Vengono sentiti i medici e i sanitari presenti all’operazione e i dirigenti della Kages (Steiermärkische Krankenanstaltengesellschaft), holding che gestisce tutti gli ospedali pubblici della Stiria. Vengono sentiti anche i responsabili della clinica universitaria, il cui personale docente e i cui studenti operano presso l’ospedale del Land. Emergono così tutti i dettagli del caso, che portano alla denuncia per lesioni colpose gravi la neurochirurga e il suo assistente e per omissione di atti dovuti (avrebbero dovuto impedire alla ragazza di intervenire) gli altri sei componenti del team. Nessun provvedimento, invece, nei confronti della baby-chirurga, che supponiamo non sia imputabile per la giovane età.

In attesa del procedimento la neurochirurga e il collega sono stati licenziati.

NELLA FOTO, l’ingresso della Clinica universitaria di Graz.

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