La storia della destra austriaca è fatta di tradimenti e di diserzioni. La fusione del Bzö carinziano (il movimento fondato da Haider) nell’Fpö (il partito storico della destra austriaca liberale e nazionalista) è soltanto l’ultimo capitolo. Non era stato un tradimento il colpo di mano con cui Haider aveva assunto la guida dell’Fpö nel 1986, al congresso di Innsbruck, pugnalando alle spalle il leader Norbert Steger, cui fino il giorno prima aveva giurato fedeltà? E Haider non aveva apostrofato come traditrice Heide Schmidt, che nel 1993 se n’era andata dall’Fpö, non condividendone l’esasperata xenofobia, e aveva fondato il Liberales Forum? Una sorte toccata allo stesso Haider, nel 2005, quando aveva provocato la scissione dall’Fpö per fondare il Bzö. Al congresso di Salisburgo del Partito liberalnazionale, in cui Heinz Christian Strache venne eletto plebiscitariamente alla guida, fu proiettata sul megaschermo una foto del padre di Haider, Robert, nazista della prima ora, morto proprio in quell’anno, mentre lo speaker lo definiva “uno che non ha mai tradito” (per sottolinearne la differenza dal figlio Jörg, non citato, che in quei giorni si era costruito un partito su misura, voltando le spalle all’Fpö).
E ora siamo al Bzö, che ritorna nel grembo del partito liberalnazionale da cui s’era staccato nel 2005. La sigla Bzö significa “Lega per il futuro dell’Austria”, ma quel “futuro” è durato soltanto quattro anni. La scenografia del ritorno del figliol prodigo era stata ben costruita a uso dei giornalisti e dei fotografi convocati nel Parlamento di Vienna, con Strache ad accogliere a braccia aperte sulla porta Uwe Scheuch, l’uomo forte del Bzö carinziano. “Ben tornato a casa, bentornato nella casa dei liberali”, erano state le parole scelte da Strache, per conferire l’opportuna solennità a un momento ritenuto “storico” per il cosiddetto terzo lager.
Ma per molti non si è trattato di un ritorno, bensì di un nuovo tradimento. Lo è stato per gli esponenti non carinziani del Bzö abbandonati alla loro sorte, senza alcuna speranza di sopravvivenza (al di fuori della Carinzia il Bzö è un partito fantasma). Tra essi Ursula Haubner, sorella di Haider e deputata al parlamento: “Mio fratello – ha dichiarato non senza emozione alla stampa – non avrebbe fatto un passo del genere”. Lo è stato per gli esponenti dell’Fpö in Carinzia, scaricati dal loro stesso leader Strache, che ora è ridiventato amico dei nemici di ieri, quelli del Bzö. Sono in momenti drammatici come questi che alcuni personaggi rivelano la loro statura morale. Josef Bucher, ad esempio, è uno di questi. Carinziano, deputato al parlamento, dopo la morte di Haider era stato eletto segretario nazionale del Bzö, cui aveva cercato di imprimere una linea moderata, di stampo liberale europeo, anche per distinguersi dalle posizioni xenofobe, nazionaliste, antieuropeiste e a volte antisemite dell’Fpö. Insomma, un Gianfranco Fini (con le dovute differenze) della destra austriaca. Un personaggio così non poteva accettare un ritorno all’Fpö. Per convincerlo hanno tentato di tutto; gli hanno persino promesso una poltrona di ministro in un eventuale governo di centrodestra che ora potrebbe costituirsi. Ci ha pensato una notte e poi ha risposto di no, pur sapendo di segnare così la fine della sua vita politica.
Una scelta che merita grande rispetto, oltretutto perché fatta da un uomo semplice (fino a due anni fa faceva l’albergatore e il politico di provincia e non avrebbe mai pensato di trovarsi catapultato sulla scena nazionale), che avrebbe anche potuto tapparsi il naso e accettare l’offerta. Come merita rispetto Stefan Petzner. Sì, proprio Petzner, il “Lebensmensch” di Jörg Haider. Anche lui ha risposto no, “perché – ha spiegato – Haider non avrebbe voluto questa fusione”.
Altri, invece, si sono adeguati alle convenienze dell’ora. Come Gerhard Dörfler, Landeshauptmann della Carinzia, che, pur di restare in sella, ha dovuto rimangiarsi tutte le male parole che aveva pronunciato fino al giorno prima contro l’Fpö, di cui ora ha scoperto di far parte. “Ho detto quelle parole perché non trapelassero le trattative in corso per la fusione”, ha mentito hai giornalisti, inconsapevole come sempre dell’involontario umorismo delle sue parole. Dicono che l’etica non conti molto in politica. Ma in questo caso ha contato. Uwe Scheuch – l’uomo che ora davvero conta in Carinzia e che imprimerà al Land la svolta a destra come ai “bei tempi” del primo Haider, l’uomo che Tondo & C. avranno in futuro come principale interlocutore – Uwe Scheuch, dicevamo, aveva annunciato la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare, il Freiheitliche Partei Kärnten (Fpk), non consentendo il regolamento parlamentare l’aggregazione ipso facto nel gruppo dell’Fpö. L’annuncio si è rivelato prematuro e azzardato. Perché dei deputati carinziani soltanto quattro hanno accettato la fusione. Gli altri tre presenti in parlamento (Stefan Markowitz, oltre ai già citati Bucher e Petzner) hanno risposto picche. E, siccome per formare un gruppo parlamentare, servono almeno cinque deputati, l’Fpk resta nel cassetto. Seuch e soci diventeranno “Wildabgeordnete”, cioè “indipendenti”, senza gruppo di appartenenza. E, aspetto non di poco conto, non avranno diritto al finanziamento pubblico, che per ogni gruppo parlamentare parte da 1,5 milioni di euro all’anno.
Nelle foto, dall’alto, Josef Bucher, Stefan Petzner e Ursula Haubner: hanno detto no a Uwe Scheuch, che ha trascinato il Bzö verso l’estrema destra dell’Fpö, e ora contestano la legittimità della fusione.