Martedì 8 Luglio 2025

Fino a ieri era l’arretramento inesorabile dei ghiacciai ad avvertirci che la terra si sta riscaldando. Oggi siamo saliti di un gradino: crollano le montagne. Non vengono più giù soltanto blocchi isolati di roccia, ma interi versanti montuosi. Scendono a valle come fiumi, ma non sono fiumi. Sono rocce e sassi che scendono come fiumi e travolgono tutto ciò che incontrano sul loro percorso. Un mese fa era accaduto a Blatten, in Svizzera. La settimana scorsa nella zona di San Vito di Cadore, a valle di Cortina d’Ampezzo. E ora è la volta del Tirolo, in Austria.

Qui la montagna è diventata fiume nella Gschnitztal. È la seconda valle laterale sinistra per chi scende dal Brennero in direzione di Innsbruck. La valle successiva è quella di Stubai, che molti conoscono, per le piste di sci sul ghiacciaio omonimo. La valle di Gschnitz che la precede è meno famosa. Lo è diventata in questi ultimi due giorni, a causa delle frane devastanti.

Tutto è incominciato lunedì, intorno alle 18, quando una frana imponente è precipitata a valle, facendo straripare il torrente Gschnitz (qui la valle, il paese di fondovalle e il torrente portano tutti lo stesso impronunciabile nome). Subito dopo ne sono cadute altre sei, in punti diversi, danneggiando una ventina di case e invadendo strade, tanto da renderle impercorribili.

È scattato l’allarme, che è stato dato tramite il sistema AT-Alert (un messaggio sul telefonino ricevuto in automatico da chiunque, turista o residente, si trovasse in zona). C’era il pericolo che lo Gschnitz, scalzato dal suo alveo, allagasse le case del paese e che altre frane potessero travolgere le abitazioni. Fortunatamente il peggio è stato evitato: molti danni, ma nessuna persona colpita.

C’era il problema della mobilità, essendo ormai impossibile da monte scendere a valle. 17 persone sono state evacuate con l’elicottero Libelle Tirol della Polizia. Evacuati con elicottero anche gli escursionisti ospiti dei rifugi Bremer, Innsbrucker e Trubualunhütte. Subito si sono messe in moto le macchine escavatrici, per liberare le strade dalla massa di sfasciumi.

Le condizioni meteo sono migliorate in serata, dando un po’ di respiro alle squadre di soccorso. A quella dei locali vigili del fuoco volontari si sono aggiunte altre 23 stazioni, tra cui Hall, Lans e Wattens, in tutto 70 uomini, più una quarantina di soldati dell’Esercito. Hanno lavorato senza soste per aprire varchi nelle strade e pompare l’acqua che aveva invaso cantine, stalle ed edifici.

Alle 21.30 di ieri sera si è presentata sulla valle una nuova cellula temporalesca, che ha causato una nuova frana. I volontari hanno lavorato fino all’una di notte per aprire una corsia a senso unico alternato. I lavori sono ripresi questa mattina alle 7. Ma, nonostante la buona volontà di tutti, il ritorno alla normalità è ancora lontano. I sorvoli in elicottero hanno accertato un accumulo di rocce nella Sandestal, che incombe sulla valle. Nuove piogge intense potrebbero far precipitare il tutto, con conseguenze inimmaginabili.

Per la Gschnitztal la stagione turistica è finita prima ancora di incominciare. E quel che è accaduto lì, potrebbe riproporsi prima o poi anche altrove, come a San Vito di Cadore o a Blatten. Il riscaldamento climatico, che rende fragili le nostre montagne, ci sta presentando il conto.

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