È morto nel carcere di Krems l’ultimo terrorista palestinese ancora in stato di detenzione per l’attentato compiuto il 27 dicembre 1985 all’aeroporto di Vienna, che causò la morte di 3 persone e il ferimento di altre 30, alcune in modo grave. È Tawfik Ben Ahmed Chaovali, membro del gruppo che a quel tempo faceva capo a Sabri Al-Banna, meglio conosciuto come Abu Nidal. Le guardie penitenziarie lo hanno trovato senza vita nella sua cella. Com’è prassi, in questi casi, la salma sarà sottoposta ad autopsia, per accertare le cause del decesso.
All’attentato del 1985 avevano partecipato con Chaovali, 25 anni, altri due palestinesi, Abdel Aziz Merzoughi, pure di 25 anni, e Mongi Ben Saadaoui, 26. All’aeroporto i tre avevano tentato di far strage dei passeggeri di un aereo della compagnia israeliana El Al. La polizia aveva impedito loro di portare a termine il progetto criminale. C’era stato un conflitto a fuoco, nel quale i palestinesi erano stati colpiti.
Benché feriti, i tre erano fuggiti a folle velocità su un’auto rubata davanti agli edifici aeroportuali, con la polizia alle calcagna. Nel frattempo erano stati istituiti posti di blocco in tutta la zona. I tre erano incappati in uno di questi, nelle vicinanze di Fischamend, sulla strada federale B9 che porta in Slovacchia. Ne era seguito un nuovo conflitto a fuoco, nel quale era rimasto ucciso mortalmente Aziz. Chaovali e Saadaoui si erano arresi.
Nel processo celebrato nel 1987 i due terroristi sopravvissuti erano stati condannati all’ergastolo. Ma Saadaoui dopo 22 anni aveva ottenuto la liberazione e se n’era tornato in Libano. Anche a Chaovali la pena all’ergastolo era stata ridotta a 38 anni. Nel 1995 era riuscito a fuggire dal carcere di Garsten (Alta Austria), ma già due ore dopo la polizia lo aveva ripescato nella cantina di un edificio di Steyr.
Per cautela il palestinese era stato trasferito nell’istituto di pena di Graz-Karlau, ritenuto più sicuro. L’anno dopo, però, aveva tentato nuovamente la fuga, prendendo in ostaggio tre guardie carcerarie. Questa volta erano intervenuti gli uomini dell’unità speciale Cobra, che lo avevano catturato senza troppe difficoltà ed erano riuscite a liberare gli ostaggi. Per il sequestro dei tre uomini Chaovali era stato nuovamente processato e condannato a 19 anni di reclusione, da aggiungere ai 38 già a suo carico. Di conseguenza sarebbe dovuto rimanere in carcere fino al 2040.
L’attentato, come si è detto, era stato progettato in Libano e seguiva grosso modo la falsariga di un precedente attentato, avvenuto nel 1973 all’aeroporto di Fiumicino. Quella volta il bilancio era stato molto più grave: furono ammazzate 32 persone e ferite altre 15. L’episodio avvenne il 17 dicembre, data presumibilmente non scelta a caso, perché proprio in quel giorno si sarebbe dovuto tenere a Roma la prima udienza del processo a carico di altri terroristi palestinesi, per il fallito attentato a Ostia del settembre dello stesso anno. Il commando, dotato di missili terra-aria, avrebbe dovuto abbattere un aereo della compagnia israeliana El Al. Il processo si concluse con sentenze di condanna, ma già l’anno dopo gli imputati furono tutti liberati.
NELLA FOTO, l’atrio dell’aeroporto di Vienna, a Schwechat, poco dopo la fuga dei palestinesi. Si notano alcuni mobili e una bicicletta rovesciati, probabilmente nelle fasi concitate dello scontro a fuoco tra i terroristi e la polizia. In fondo a sinistra si intravvede un albero di Natale con le luci accese: ci ricorda che il sanguinoso episodio avvenne nelle festività natalizie del 1985.
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