C’è un modo subdolo con cui lo Stato aumenta le tasse, senza che quasi nessuno se ne accorga. Le aumenta anche quando i governi in carica giurano di volerle abbassare. Si chiama “fiscal drag” o “drenaggio fiscale”. Grazie a questo strumento lo Stato, senza far nulla, incassa più soldi. La dichiarazione dei redditi è identica a quella dell’anno precedente, il malloppo delle istruzioni (quest’anno 175 pagine soltanto per il primo fascicolo) è anch’esso identico.
E ciononostante le tasse aumentano perché i redditi, purtroppo non tutti, aumentano in adeguamento all’inflazione. Entrano più soldi in busta paga o nella pensione, ma il potere d’acquisto è invariato, perché i prezzi sono aumentati. Le aliquote per i vari scaglioni di reddito invece rimangono invariate. La conseguenza è che l’aumento puramente nominale del reddito fa scattare l’aliquota dello scaglione superiore, anche se il potere d’acquisto reale è rimasto lo stesso.
In Austria il “fiscal drag” si chiama “kalte Progression”, “progressione fredda”. Funziona come funziona in tutto il mondo, a scapito dei contribuenti onesti, ma dallo scorso anno il suo effetto è stato mitigato. Nel 2022 è stata varata una legge che è entrata in vigore nel 2023. Gli effetti si sono incominciati a vedere lo scorso anno e ora siamo all’anno due della riforma.
In pratica gli scaglioni di imposta vengono aumentati in rapporto all’inflazione media calcolata nei 12 mesi precedenti, dal luglio 2023 al giugno 2024 (questa è la ragione per cui ne parliamo ora). In quest’arco di tempo l’inflazione è stata del 4%. Il livello di ogni scaglione di imposta non è stato innalzato del 4%, ma di due terzi del 4%. Il terzo terzo (quest’anno ammonta a 651 milioni), è rimasto a disposizione del governo, che lo utilizzerà come meglio crede: per esempio, per sgravare ulteriormente i redditi più bassi o per ridurre le tariffe di determinati servizi.
Per comprendere meglio come funziona il meccanismo, diamo qualche numero. Nel 2022 i redditi “steuerfrei” (cioè “esenti da imposta” e non dichiarabili) erano quelli fino a 11.693 euro. Nel 2023, la soglia è stata aumentata a 12.816 euro; il prossimo anno sarà di 13.308 euro. Facciamo un altro esempio, prendendo un reddito medio tra i 30 e i 40 mila euro. La soglia per passare da uno scaglione all’altro lo scorso anno era di 34.513 euro, mentre quest’anno sarà di 35.836 euro. Sotto quella soglia si applicherà l’aliquota del 30%, sopra del 40%.
La legge che mitiga il “fiscal drag” serve a rendere l’imposizione fiscale più equa, ma non riduce le aliquote di imposta, che in Austria sono più elevate che in Italia, come appare dal seguente dettaglio (indichiamo le soglie di ciascuno scaglione in vigore da questo mese): fino 13.308 euro zero tasse; da 13.308 euro in su, imposta sul reddito con aliquota del 20%; da 21,617, aliquota del 30%; da 35.836, aliquota del 40%; da 69.166, aliquota del 48%; da 103.072, aliquota del 50%; oltre il milione di euro, aliquota del 55%.
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