C’era da aspettarselo che prima o poi le banche austriache finissero nel mirino del Ministero delle finanze, nell’ambito della lotta all’evasione fiscale internazionale. Sotto l’aspetto giuridico sono banche italiane a tutti gli effetti, soggette quindi alla legge italiana, ma la loro “casa madre” sta in un Paese che del segreto bancario ha sempre fatto una bandiera e che meno di una settimana fa si era classificata al 12. posto nella classifica delle oasi fiscali stilata dal Tax Justice Network, subito dopo Jersey e appena prima di Guernsey. C’era da aspettarselo soprattutto dopo i controlli disposti il 27 ottobre nei confronti di 76 filiali italiane di banche svizzere. Il loro turno è arrivato ieri mattina, quando militari della Guardia di finanza e funzionari dell’Agenzia delle entrate hanno bussato alla porta delle sedi italiane di Alpenbank, Hypo Tirol, Kärntner Sparkasse e Hypo Alpe Adria Bank. Le prime due controllate dagli omonimi istituti tirolesi, con sede a Innsbruck, le altre due da istituti carinziani di Klagenfurt.
Controlli in 38 sedi. Fonti del ministero parlano di controlli in 38 sedi di filiali italiane delle banche austriache menzionate, ma l’informazione è scorretta. Perché non si tratta di filiali, bensì di società italiane a pieno titolo, anche se l’azionista è una banca austriaca: non esiste, dunque, quel rapporto di dipendenza giuridica che è invece insito nel concetto di filiale.
Il numero 38, inoltre, può far supporre una penetrazione omogenea sul territorio nazionale dei quattro istituti austriaci, mentre invece soltanto Hypo Bank è quasi capillarmente radicata nel nord del Paese, con 26 sportelli e 36 agenzie di leasing. La Kärntner Sparkasse ha sede a Udine e filiali soltanto a Vicenza, Treviso e Conegliano. L’Hypo Tirol ha anch’essa soltanto tre sedi: Bolzano, Trento e Verona. L’Alpenbank (che è una banca privata di investimento) ha una sola sede in Italia: a Bolzano.
Cinque regioni. Quando perciò le stesse fonti del ministero delimitano l’area della maxi-operazione al Trentino-Alto Adige, al Friuli Venezia Giulia, al Veneto, all’Emilia Romagna e alla Lombardia, fanno riferimento evidentemente soprattutto agli sportelli di Hypo Alpe Adria Bank, la sola presente in tutte queste regioni, mentre per le altre tre il raggio di azione è molto più limitato.
Obiettivo di finanzieri e funzionari dell’Agenzia delle entrate è il controllo del corretto adempimento da parte di banche e intermediari finanziari degli obblighi di comunicazione all’Archivio dei rapporti intrattenuti con i clienti e delle operazioni svolte al di fuori di rapporti continuativi. L’Archivio è una banca dati che contiene tutte le informazioni relative ai rapporti continuativi intrattenuti con la clientela, alle cosiddette operazioni extra-conto, ossia poste in essere al di fuori di un rapporto continuativo, a eccezione delle operazioni di versamento effettuate tramite bollettino di conto corrente postale per un importo inferiore a 1.500 euro.
Incrocio di dati. dati devono essere comunicati mensilmente in via telematica. Nel database dell’Archivio sono attualmente registrati oltre 950 milioni di rapporti e più di 90 milioni di soggetti che hanno effettuato operazioni extra-conto. I soggetti tenuti a inviare i dati sono circa 13 mila e includono le banche, la società Poste italiane Spa, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario. Un meccanismo piuttosto complesso, che attraverso l’incrocio dei dati dovrebbe consentire di far luce su eventuali evasioni d’imposta.
C’è qualche banca, tra quelle visitate ieri dalla finanza, che non ha comunicato tutte le operazioni indicate o non le ha indicate in tempo, per negligenza o con il deliberato intendimento di sottrarre il cliente all’occhio del fisco? I controlli avviati ieri cercheranno di accertarlo. Si tratta, a ben vedere, di un’operazione di routine, nonostante la spettacolare messa in scena studiata probabilmente per far colpo sull’opinione pubblica.
Una portavoce della Kärntner Sparkasse di Klagenfurt, da noi interpellata, non ha mancato di farlo rilevare con malcelato stupore: “Si tratta di una normale ispezione. Non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima. Che c’è di strano?”. Dello stesso tenore la dichiarazione di un rappresentante di Hypo Group. Restiamo in attesa di vedere se sotto tanto fumo i controllori troveranno anche l’arrosto.