“Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non raccolgono e non mettono il raccolto nei granai. Eppure il Padre vostro che è in cielo li nutre!”. Altri tempi. Oggi Matteo dovrebbe riscrivere il suo Vangelo, perché Dio continua a nutrire sempre i suoi uccelli, ma ci pensa l’uomo a sterminarli. Nell’arco di 24 anni il loro numero si è quasi dimezzato in Austria. Lo rivela il “bird index” per il 2022 redatto da BirdLife.
L’indagine condotta su incarico del Ministero dell’Agricoltura ha riguardato gli uccelli di campo e di prato dell’Austria e i risultati sono stati sconvolgenti. Appartengono a queste specie fagiani, pernici, allodole, cutrettole, passeri, cardellini, tortore, quaglie e altre specie meno note.
Sono stati presi in considerazione 23 indicatori, che hanno permesso di rilevare che rispetto a 24 anni fa la presenza degli uccelli si è ridotta al 52,6%. In altre parole, significa che il 47,4% degli uccelli sono scomparsi dal paesaggio di pianura austriaco.
Venti dei 23 indicatori mostrano un valore più basso rispetto allo scorso anno, soltanto tre sono cresciuti. Non tutte le specie di uccelli sono colpite allo stesso modo. La situazione più grave appare negli strillozzi, che fanno parte della famiglia degli zigoli. Sono presenti anche in Italia, dove il rischio estinzione, però, risulta minimo. In Austria, invece, la loro presenza è crollata nei 24 anni considerati del 95% e le associazioni protezionistiche danno ormai per scontato che tra poco non se ne vedranno più.
Tra le cause dell’impoverimento dell’avifauna lo studio di BirdLife indica il cambiamento strutturale del territorio, la riduzione della biodiversità, l’impiego intensivo dei pesticidi in agricoltura, ma anche le condizioni meteo, che hanno disturbato la stagione delle covate. Tra i provvedimenti per invertire la tendenza, BirdLife suggerisce pratiche agricole più rispettose dell’ambiente, ma anche la creazione di superfici del territorio lasciate allo stato naturale.
NELLA FOTO, un’allodola di campo.
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