Giovedì 14 Novembre 2024

Heinz Fischer, federal president of AustriaHeinz Fischer, presidente della Repubblica austriaca, ha annunciato ieri la propria ricandidatura alle elezioni che si terranno in primavera. Sarà quindi per altri 6 anni al vertice dello Stato. Lo scriviamo senza scomodare il condizionale, perché l’esito della consultazione è scontato per due ragioni. La prima è che finora tutti i presidenti uscenti in Austria sono sempre stati rieletti e non c’è ragione perché ciò non avvenga anche con Fischer, che oltretutto gode di vasta popolarità. La seconda è che con tutta probabilità Fischer correrà da solo, senza concorrenti di altri partiti. In altre parole, gli elettori troveranno sulla scheda soltanto il suo nome e il voto non servirà per stabilire chi ha vinto, ma in che misura ha vinto. Sarà cioè un sondaggio sul gradimento del vecchio-nuovo presidente.

E il gradimento per Fischer – 71 anni, gran parte dei quali trascorsi nelle file del Partito socialdemocratico, fino al 2004, quando, eletto per la prima volta capo dello Stato, restituì la tessera, per poter essere “super partes” – il gradimento per Fischer, dicevamo, è quasi unanime. Non perché in questi sei anni si sia distinto per gesti clamorosi, ma per l’esatto contrario: perché ha esercitato le sue funzioni con discrezione e senza il protagonismo del predecessore Thomas Klestil.

Nel mandato in scadenza Fischer non si è mai intromesso nella politica quotidiana. I suoi interventi si sono limitati alla mediazione tra forze politiche e istituzioni, per favorire il dialogo allo scontro, ruolo che del resto aveva fedelmente esercitato in tutta la sua vita precedente e che gli aveva consentito – caso unico, non solo in Austria – di ricoprire ininterrottamente per 25 anni la carica di vicesegretario dei socialdemocratici, imperturbabile agli sconvolgimenti che, nel tempo, avevano ribaltato segreterie e vertici dell’Spö.

Uno stile che gli è valso la definizione di “Feuerwehrpräsident” (“presidente pompiere”) e che è piaciuto agli austriaci. Perché ha dato loro un senso di stabilità e di sicurezza e perché corrisponde all’immagine di una carica le cui funzioni si limitano agli incontri con capi di stato esteri, all’inaugurazione di fiere, al conferimento di onorificenze e, solo occasionalmente, all’invio di messaggi al Paese e alle forze politiche. Di Fischer se ne ricorda uno soltanto al di sopra delle righe, in difesa degli ideali dell’Europa, quando lo scorso anno persino i socialdemocratici – persino i compagni socialdemocratici, quelli del suo ex partito! – si erano schierati con gli antieuropeisti a la Haider.

Se, oltre a quella di Fischer, vi saranno altre candidature dipende da ragioni politiche ed economiche. Perché una campagna presidenziale costa tra i 4 e i 6 milioni di euro e non sono previsti rimborsi dallo Stato, come per altre consultazioni. Il Partito popolare (Övp) non sembra intenzionato a buttare tutti quei soldi dalla finestra. In tal caso potrebbe farsi avanti l’Fpö, partito di estrema destra, con una candidatura di bandiera: non per vincere, ma per misurare attraverso il voto il proprio peso (molti elettori dell’Övp, senza un proprio candidato, potrebbero scegliere l’Fpö).

Per il momento, però, l’unica certezza è il nome del presidente uscente. Il quale non ha annunciato la ricandidatura in una conferenza stampa o con una nota alle agenzie. Lo ha fatto con un messaggio su Youtube di 3 minuti e 15 secondi, messo in rete con 48 ore di anticipo rispetto alla comunicazione ufficiale. Se il vecchio Fischer voleva stupire i suoi connazionali, c’è riuscito.

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