Lunedì 17 Febbraio 2025

Se volessimo fissare la data della definitiva rottura del Partito popolare austriaco (Övp) con il suo ex segretario ed ex cancelliere Sebastian Kurz, quella data sarebbe ieri. Non il giorno della pubblicazione delle mille chat compromettenti del suo ex fedelissimo Thomas Schmid, non il giorno delle sue dimissioni da cancelliere e neppure quello della sua rinuncia alla guida del partito. La rottura definitiva si è consumata ieri e non poteva avvenire in modo più solenne e nel luogo più solenne: l’aula del Parlamento.

Si trattava di una seduta straordinaria, convocata al di fuori del calendario normale su richiesta di due partiti di opposizione – Spö (socialdemocratici) ed Fpö (estrema destra sovranista) – dopo che era diventato pubblico l’enciclopedico verbale di interrogatorio di Schmid. L’ex amministratore unico di Öbag (la holding delle partecipazioni pubbliche) e prima ancora segretario generale del Ministero delle Finanze, rispondendo alle domande degli inquirenti della Procura anticorruzione, aveva confermato e arricchito di nuovi dettagli ciò che già era emerso dalle migliaia di sms intercettati nel suo telefonino. Quei messaggi scambiati con Kurz e altri sodali dell’ex cancelliere avevano messo in luce un sistema di corruttela e malversazione, creato per favorire la scalata al potere del giovane “Basti” e per interferire in favore degli “amici” che gli avevano dato una mano nella scalata.

Nell’aula del Parlamento Spö e Fpö volevano friggere sulla graticola gli esponenti Partito popolare e chiedere le dimissioni del governo. Questa prospettiva era stata presa molto sul serio da alcune fonti italiane, che ieri avevano dato per imminente una crisi politica in Austria. Invece non è andata così, perché l’alleanza tra Övp e Verdi, i due partiti di governo, si è rivelata più solida del previsto.

Ma la novità più importante della seduta parlamentare di ieri è stato lo scatto di orgoglio del cancelliere Karl Nehammer, che per la prima volta ha preso nettamente le distanze dal suo predecessore, dichiarando chiaro e tondo che, se le accuse dovessero trovare conferma, Kurz e i suoi soci dovranno risponderne. Agli esponenti dell’opposizione, che avevano fatto di tutta l’erba un fascio, Nehammer ha risposto con voce alterata dall’emozione: “Io non sono così! Noi non siamo così! Se davvero ci sono stati comportamenti del genere, io li condanno nella maniera più severa”. E ancora: “Non c’è niente da difendere, ma solo da condannare, se con i soldi dei contribuenti si sono comprati sondaggi aggiustati per scopi politici”.

Finora parole del genere non si erano mai sentite. Il passaggio di consegne tra Kurz e Nehammer (fin prima ministro degli Interni) era avvenuto in maniera morbida, confidando in questo modo di minimizzare i danni causati dallo scandalo. Le cose invece sono andate diversamente. Lo scandalo ha avuto effetti nefasti sull’Övp, precipitato nei sondaggi, e la recente pubblicazione del verbale di interrogatorio di Schmid aveva peggiorato la situazione.

Nelle 454 pagine di quel verbale sono chiamati in causa tutti gli uomini del “cerchio magico” di Kurz, compreso il presidente del Parlamento, Wolfgang Sobotka, nonché operatori finanziari di spicco, come l’immobiliarista René Benko e l’imprenditore Siegfried Wolf. Chi ha avuto la pazienza di leggere l’intero documento, tuttavia, aveva notato che Karl Nehammer non era stato menzionato nemmeno una volta. Forse perché non aveva fatto parte della cricca di Kurz e legittimato quindi a dichiarare a gran voce: “Io non sono così. Noi non siamo così”.

NELLA FOTO, il cancelliere Karl Nehammer durante il suo intervento di ieri al Parlamento; al suo fianco, il vicecancelliere Werner Kogler e alcuni altri esponenti del governo.

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