La crisi di Hypo Bank diventa ora un caso politico. Né poteva essere diversamente, altrimenti la holding carinziana sarebbe già stata dichiarata fallita. Due giorni fa, infatti, scadeva il termine per l’aumento di capitale di 1,5 miliardi, resosi necessario dopo il “buco” accertato per quest’anno di quasi 1,7 miliardi. L’assemblea degli azionisti (Bayern Lb 67,1%, Grawe 20,5% e Land Carinzia 12,4%) si era riunita al mattino, ma senza che i soci fossero in grado di deliberare alcunché, per cui della vicenda si era fatto carico il Ministero delle finanze, che aveva convocato le parti per le 14 dello stesso giorno.
La riunione a Vienna, cui hanno preso parte funzionari del ministero e del Finanzmarktaufsicht (organo di vigilanza su banche e società per azioni quotate in borsa), ma non il ministro, è durata fino alle due di notte. Ed è proseguita ieri, ma a un livello superiore: da una parte il ministro delle finanze austriaco Josef Pröll, dall’altra il collega del Land Baviera Georg Fahrenschon, presente anche il governatore della Banca d’Austria Ewald Novotny.
L’incontro è incominciato poco dopo le 17 e a tarda sera era ancora in corso. Le posizioni di partenza sembravano inconciliabili. Da una parte Pröll a insistere perché fossero gli azionisti di Hypo Group a farsi carico del salvataggio della banca, per non far pagare al contribuente un disastro di cui erano essi soli i responsabili; dall’altra il Land Carinzia e la Grawe a ribadire la propria indisponibilità (o impossibilità) a contribuire all’aumento di capitale, e la Bayern Lb propensa a liberarsi una volta per tutte della sua partecipazione.
Ciononostante era opinione condivisa da gran parte degli osservatori che una soluzione sarebbe stata comunque trovata. Anzi, ne venivano indicati perfino i tempi: entro oggi (domenica) sarebbero stati individuati i meccanismi finanziari per “stabilizzare” la banca e le parti avrebbero assunto un impegno vincolante a procurare le risorse necessarie all’aumento del capitale. Nelle due settimane successive sarebbero stati definiti i dettagli del “pacchetto di salvataggio”, al quale verosimilmente avrebbero concorso anche il Land Baviera e il governo austriaco con fondi pubblici.
È probabile che nel “pacchetto di salvataggio” si tenga conto di un progetto di radicale ristrutturazione di Hypo Group, che dovrebbe preservare da ulteriori, sgradevoli sorprese. Si tratta di un documento riservato di 20 pagine, che però è stato reso pubblico dal settimanale economico “Format”. In esso si prevede un drastico ridimensionamento del gruppo, con il ritiro completo da Montenegro, Macedonia, Bulgaria, Ungheria, Ucraina, Germania. Hypo Bank confermerebbe la sua presenza invece in Italia (la direzione generale è a Tavagnacco), Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia e, naturalmente, in Austria. Dei 7.500 dipendenti, ne rimarrebbero 4.400. A Klagenfurt, e non solo a Klagenfurt, c’è molta preoccupazione, perché il documento non indica dove saranno tagliati i posti.