L’Austria è in lutto e sotto choc per la strage di martedì nella scuola superiore tecnica di Graz e si chiede come ciò sia potuto accadere e che cosa abbia spinto un giovane di 21 anni a sparare contro gli alunni dell’istituto che lui aveva frequentato fino a due anni fa, uccidendo nove ragazzi e due insegnanti. L’attentatore – di cui ora conosciamo parzialmente il nome: Artur A. – subito dopo la strage si è tolto la vita in una delle toilette della scuola, portando con sé il segreto del suo folle gesto.
La polizia ne ha perquisito l’abitazione, in un sobborgo a sud di Graz, dove il giovane viveva con la madre. H trovato un messaggio indirizzato ai genitori, scritto su carta, ma riprodotto anche in un video. Gli inquirenti speravano che lì ci fosse la chiave della tragedia che ha scosso l’Austria, ma hanno trovato soltanto parole di addio, senza alcuna spiegazione del gesto che si accingeva a compiere e senza che dalle sue righe trapelassero motivazioni ideologiche.
Nella camera di Artur gli inquirenti hanno trovato anche un rudimentale tubo-bomba, non in condizione di esplodere. È stato intrepretato come una conferma della determinazione del giovane a fare ciò che ha fatto: avrebbe impiegato anche quell’ordigno, se solo fosse stato in grado di farlo funzionare.
Restano un mistero, dunque, le motivazioni della strage, anche se l’ipotesi di una reazione tardiva a episodi di bullismo sofferti ai tempi della scuola sembra molto probabile. Così come resta misteriosa la figura di Artur A., di cui non c’è traccia nei social e di cui anche le persone con cui era a contatto sanno dire poco. Due cronisti di Profil hanno raggiunto l’abitazione dell’attentatore e parlato con i vicini. Dai quali viene descritto come un giovane “completamente chiuso in sé stesso”, che “non salutava mai” e quando usciva di casa aveva sempre due grandi cuffie alle orecchie e uno zainetto. Era entrato al Realgymnasium nell’anno scolastico 2019-20 e l’anno successivo (nel sistema scolastico austriaco corrisponde alla 6. classe) era stato bocciato. Due anni fa aveva abbandonato l’istituto, rinunciando al diploma, e attualmente frequentava uno dei corsi dell’Arbeitsmarktservice (Ams), l’agenzia che avvia al lavoro persone senza titolo di studio o rimaste disoccupate.
Lo sgomento per ciò che è accaduto è grande. Il governo ha proclamato tre giornate di lutto nazionale e si può dire che la vita si sia quasi fermata. Gran parte degli eventi in programma in questi giorni sono stati rinviati o annullati, dal congresso dell’Fpö, il partito dell’estrema destra sovranista, che era in calendario sabato e che invece si terrà in settembre, al tradizionale concerto della Banda della Polizia della Carinzia, che doveva tenersi oggi al Casineum di Velden. Il “Sommernachtkonzert” dei Wiener Philharmoniker, in programma domani nel parco di Schönbrunn, invece si terrà, ma sarà preceduto da un minuto di silenzio e il repertorio è stato adattato alle circostanze (l’Aria di Bach, per esempio, sostituirà il Cancan di Offenbach).
A Graz tutti i mezzi pubblici hanno viaggiato con un nastro nero sul parabrezza e alle 10 si sono fermati simultaneamente per un minuto, in omaggio alle vittime della strage. Il movimento “queer” che si accingeva domani ad aprire il “Pride month” ha ammainato la bandiera arcobaleno dalla torre dello Schlossberg, che domina la città, sostituendola con labari neri.
Un’eco della tragedia di Graz si è avuta anche nelle parole pronunciate ieri da Papa Leone nell’udienza generale: “Desidero esprimere la mia preghiera – ha detto il pontefice – per le vittime della tragedia avvenuta alla scuola di Graz. Sono vicino alle famiglie, agli insegnanti e ai compagni di scuola. Il Signore accolga nella sua pace questi suoi figli”.
NELLA FOTO, fiori lungo il muro di cinta del Realgymnasium di Graz, dove martedì è avvenuta la strage.
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