Mercoledì 18 Settembre 2024

21.04.04 Peter Schipka, segretario generale Conferenza episcopalePrima di fare sfracelli con l’Europa, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz si era scontrato anche con la Chiesa. Era accaduto esattamente due anni fa, nel marzo del 2019, ma se ne parla solo ora, perché in questa “settimana di passione” sono diventati pubblici alcuni messaggi che erano stati scambiati a quel tempo tra il giovane “Basti” e il direttore generale del Ministero delle Finanze, Thomas Schmid, intimo del cancelliere e per questo premiato in tempi successivi con la nomina al vertice di Öbag, la potente holding pubblica che gestisce tutte le partecipazioni dello Stato.

Kurz è il segretario politico dell’Övp, il Partito popolare austriaco. Corrisponde alla Cdu di Angela Merkel e a quella che un tempo in Italia era la Democrazia cristiana. Come la Cdu e la Dc, anche l’Övp è un partito molto vicino alla gerarchia cattolica. Ha – o aveva – come sua bussola la dottrina sociale della Chiesa. I suoi esponenti provengono tutti (ma non Kurz) dal Kartellverband, che è una specie di Azione cattolica. Non era mai accaduto in passato che un esponente di questo partito si mettesse contro la Chiesa, al punto da minacciarla.

Prima di entrare nel merito della vicenda, però, è necessario spiegare perché se ne parli soltanto ora, due anni dopo. Altrimenti non si capirebbe la gravità della questione e si potrebbe pensare che sia stata rispolverata a scoppio ritardato soltanto per mettere in cattiva luce il cancelliere. Le cose non stanno così, per cui cerchiamo di riepilogarle in poche righe.

Primavera 2019, scoppia lo scandalo di Ibiza: un video ritrae Heinz-Christian Strache, all’epoca leader dell’estrema destra e vicecancelliere, trattare tangenti con una sedicente miliardaria russa. In una scena del video Strache afferma che in Austria alcune grandi aziende “pagano tutti” i partiti, ovvero versano tangenti a tutti i politici per riceverne poi i favori.

Una delle società citate è Novomatic, colosso del gioco d’azzardo. Le indagini della Procura anticorruzione portano alla scoperta di contatti tra Novomatic e Gernot Blümel, braccio destro di Kurz e attuale ministro delle Finanze. Il messaggio più scottante è la richiesta che Novomatic, tramite Blümel, rivolge a Kurz perché intervenga sul Fisco italiano, che accusava la società austriaca di un’evasione di 50 milioni di euro (Novomatic è presente nel nostro Paese con le case da gioco Admiral e con altre diavolerie mangiasoldi). Nello stesso messaggio si annunciava una “Spende”, ovvero “un’offerta” che Novomatic sarebbe stata intenzionata a versare all’Övp. Il non detto dovrebbe essere: fammi risparmiare i 50 milioni in Italia e io saprò manifestarti la mia gratitudine.

Blümel si dà subito da fare. Lo stesso giorno “prega” Thomas Schmid – quello che abbiamo menzionato sopra al vertice del Ministero delle Finanze – di occuparsene. E Schmid obbedisce. Ecco perché la Procura anticorruzione mette sotto controllo anche lui, il suo telefono e i suoi messaggi e scopre uno alla volta vari altarini. L’ultimo, appunto, è quello degli attacchi alla Chiesa.

Siamo nel marzo 2019, abbiamo detto. Thomas Schmid ha un incontro con Peter Schipka, segretario generale della Conferenza episcopale austriaca. “Oggi la Chiesa è da noi – scrive Schmid in un sms al cancelliere Kurz – Le daremo una botta come si deve”. “Sì, super – replica gongolante il cancelliere – Per favore, avanti a tutto gas!”.

Si tratta di un incontro informale, di cui pertanto non esistono verbali. Dai successivi messaggi di Schmid, tuttavia, se ne comprende il contenuto. Il direttore delle Finanze deve aver minacciato Schipka di cancellare i privilegi fiscali riservati alla Chiesa e di tagliare i finanziamenti previsti per le attività di culto e per la conservazione del patrimonio storico e artistico (il riferimento è ai contributi per la manutenzione di edifici sacri di particolare valore culturale). Un duro colpo per le casse della Chiesa.

“Schipka era cotto!”, informa Schmid in un messaggio inviato a Kurz subito dopo il colloquio. E aggiunge: “Dapprima è diventato rosso, poi pallido, poi si è messo a tremare”. Kurz reagisce con divertito entusiasmo: “Super, grazie mille”. Seguono tre punti esclamativi. Meno entusiasta un funzionario del ministero, presente all’incontro. “Adesso lo devo rimettere in forze – commenta Schmid in un altro sms – perché Schipka gli ha fatto così tanta pena”.

Quali le ragioni di questo attacco a freddo alla Chiesa condotto da Kurz, servendosi di un suo fedelissimo, al vertice delle Finanze? Si possono avanzare soltanto ipotesi. La Chiesa austriaca era stata sempre critica nei confronti della linea seguita dal governo Kurz sul fronte dell’immigrazione, non molto dissimile da quella dell’estrema destra sovranista. In passato erano state soprattutto le frange più radicali del mondo cattolico a far sentire la loro voce, in primo luogo la Caritas.

Ma in quel marzo di due anni fa era intervenuto in prima persona lo stesso cardinale Christoph Schönborn, a quel tempo ancora primate della Chiesa austriaca. Il prelato aveva pubblicamente criticato il progetto di legge del governo (formato ancora da Övp ed Fpö) che contemplava un “carcere di sicurezza” per i richiedenti asilo, anche se non avessero commesso alcun reato, ma soltanto fossero sospettati di poterlo commettere. Il cardinale aveva usato parole molto dure: “In tutte le dittature del mondo gli uomini finiscono in carcere soltanto per sospetti. Domani potrebbe capitare la stessa cosa a te o a me. Non si può arrivare a tanto!”.

In qualche modo a quel cardinale bisognava fargliela pagare. Dopo 12 giorni Schmid chiede di incontrare il segretario della Conferenza episcopale e gli dà quella “botta” di cui dicevamo sopra. Due anni dopo gli sms di quell’incontro diventano pubblici e mettono in grave imbarazzo il cancelliere. Non è la minaccia di togliere soldi alla Chiesa che imbarazza: è legittimo che uno Stato laico voglia ridiscutere il trattamento fiscale riservato alla Chiesa da un concordato che risale al 1933. Imbarazza il compiacimento quasi sadico con cui i due – Kurz e Schmid – ridono alle spalle di un uomo di Chiesa che “dapprima è diventato rosso, poi pallido, poi si è messo a tremare”. Sono atteggiamenti che appartengono ad altri regimi e sono deplorevoli anche sul piano semplicemente umano.

Qualche giorno fa Kurz si è scusato con Schipka per gli sms di due anni fa. Ma secondo Michael Landau, direttore della Caritas, quelle scuse private di Kurz non sarebbero sufficienti. Il cancelliere deve scusarsi anche pubblicamente davanti a tutti i cittadini. Ne va della fiducia nei confronti dello Stato e di chi ne esercita i poteri.

NELLA FOTO, il segretario generale della Conferenza episcopale austriaca, Peter Schipka. minacciato e umiliato dall’amico del cancelliere.

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