Martedì 3 Dicembre 2024

19.12.16 Polizia, Cobra, antiterrorismoL’ombra del terrorismo islamico si allunga su Vienna, proprio nell’imminenza delle festività natalizie, che richiamano nella capitale austriaca migliaia di turisti. Era accaduto già due anni fa, quando la polizia arrestò un giovane albanese, simpatizzante dell’Is, sospettato di pianificare un attentato nella capitale.

La storia si starebbe ripetendo in questi giorni, benché le circostanze non siano ancora chiare, dato il riserbo mantenuto dagli inquirenti. Quel che è certo, per ora, è l’arresto di due viennesi di origine cecena – Ahmed A., di 25 anni, e Alik B., di 31 – con l’accusa di attività terroristica. Assieme a un loro connazionale di 24 anni, attualmente in carcere per aver tentato due volte di unirsi ai combattenti dell’Is in Siria, avrebbero avuto in animo di compiere uno o più attentati nel cuore di Vienna, tra Natale e Capodanno.

Gli inquirenti sarebbero giunti ai due grazie alla segnalazione di un informatore anonimo. Sono state effettuate perquisizioni nelle loro abitazioni, nel quartiere popolare di Favoriten, dove oggi vivono molti immigrati, e sono stati sequestrati un computer e un passaporto romeno falsificato, con il nome e la foto di uno dei due ceceni. Non risulta, per ora, che siano stati ritrovati esplosivi o armi e nemmeno documenti che confermino l’ipotesi dell’attentato terroristico.

Se veramente avevano in mente di attuarlo – come l’informatore anonimo aveva segnalato alla polizia – il progetto doveva essere ancora in una fase embrionale. Tanto embrionale da far dubitare che potesse essere messo in atto nelle festività natalizie, ormai imminenti. Secondo la fonte anonima, inoltre, all’attentato di Vienna sarebbero dovuti seguire altri attentati a Salisburgo, in Germania, in Francia e nel Lussemburgo. Sempre ad opera dei due ceceni arrestati? Gli investigatori non lo dicono.

Potrebbe quindi trattarsi di un allarme ingiustificato, ma gli inquirenti e con essi l’autorità giudiziaria, che ha convalidato gli arresti, hanno preso il caso molto sul serio. I sospetti maggiori sui due arrestati – entrambi senza precedenti – derivano soprattutto dai contatti che avrebbero intrattenuto con il connazionale già in carcere, come risulterebbe dai loro telefoni cellulari. Resta da chiarire come questi contatti siano stati possibili, dato che alle persone detenute non è consentito l’uso di cellulari.

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