I francesi bloccano le strade, sfondano vetrine, incendiano cassonetti per protestare contro l’aumento dell’età pensionabile a 64 anni. Gli austriaci non hanno fatto nulla, quando da loro l’età pensionabile è stata portata a 65 anni. E non stanno facendo nulla ora che anche le donne, passo dopo passo, andranno in quiescenza alla stessa età dei maschi.
Il processo di allineamento maschi-femmine prenderà il via il prossimo anno. Che prima o poi si sarebbe arrivati a questo momento lo si sapeva fin dal 1992, fin da quando cioè la Corte costituzionale aveva rilevato la necessità di equiparare l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini. In nome della parità di genere, ovviamente.
I governi che si sono succeduti da allora in Austria non devono aver avuto fretta nel perseguire l’indirizzo indicato dalla Corte. Soltanto in febbraio di quest’anno, infatti, il Parlamento ha approvato una modifica alla legge sulle assicurazioni sociali, stabilendo nuove regole che a partire dal prossimo anno imporranno anche alle donne di restare al lavoro fino al 65. anno di età. La modifica legislativa è stata approvata successivamente anche dal Bundesrat (la Camera dei Länder) ed è quindi in vigore.
Non sarà un salto improvviso. Il legislatore ha previsto una gradualità che renderà il passaggio al nuovo sistema meno traumatico. Il ritmo sarà semestrale. Si incomincerà con le donne nate tra il 1. gennaio e il 30 giugno 1964, che andranno in pensione al compimento di 60 anni e sei mesi. Poi toccherà alle nate tra il 1. luglio e il 31 dicembre 1964: andranno in pensione a 61 anni. Così, di sei mesi in sei mesi, si arriverà allo scaglione delle donne nate tra il 1. gennaio e il 30 giugno 1968, che andranno in pensione a 64 anni e sei mesi. Per quelle nate dopo il 1. luglio 1968 l’età pensionabile sarà definitivamente a 65 anni, come per gli uomini.
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