Il soccorso alpino di norma è gratis. Gli uomini che ne compongono le squadre sono tutti volontari e sono tutti appassionati alpinisti. Condividono la passione per la montagna con gli uomini e le donne che spesso sono chiamati a salvare. Non si sognerebbero quindi mai di chiedere di essere ricompensati per il loro servizio. Si chiama solidarietà alpina. Chi non è alpinista – e dal suo divano di casa sostiene che “se la sono andata a cercare” e andrebbero sanzionati – non potrà capirlo mai.
Non esistono montagne sicure. Non esistono sentieri sicuri e non esistono tecniche di ascensione sicure. La montagna presenta sempre dei rischi, che si possono limitare, ma non annullare del tutto. Lo dice Reinhold Messner, che è uno che se ne intende.
Ci sono tuttavia situazioni in cui appare evidente che si è superata la soglia del buon senso. Come quella del 5 gennaio scorso, quando tre alpinisti cechi, due gemelli di 40 anni e un loro amico di 57, dopo aver viaggiato tutta la notte dalla Cechia all’Austria, hanno affrontato la scalata del Grossglockner, benché le previsioni meteo fossero di abbondanti nevicate e pericolo elevato di valanghe. Erano tre alpinisti esperti, con una buona preparazione fisica, ma sconsiderati, per non dire pazzi, nell’accingersi all’ascensione in quelle condizioni.
È andata a finire come doveva andare a finire. Dopo aver superato oltre 1500 metri di dislivello, affondando nella neve fino al ginocchio, si sono bloccati a quota 3.450. Alla vetta mancavano ancora 300 metri, ma non erano più in grado di avanzare, anche perché era ormai buio da alcune ore. Poco prima delle 23, dopo essersi messi al riparo in una nicchia scavata nella neve, hanno dato l’allarme.
Il loro recupero si è rivelato estremamente difficile e rischioso. A quell’ora e con quelle condizioni meteorologiche, non era stato possibile l’impiego dell’elicottero e i soccorritori si sono dovuti mettere in marcia a piedi nella notte. Hanno raggiunto i tre cechi alle 10 del giorno successivo e l’operazione è durata in tutto 15 ore.
La vicenda ha avuto un lieto fine, perché gli uomini del soccorso alpino non sono stati travolti da valanghe e perché i tre cechi sono stati trovati in buone condizioni fisiche. Questa volta, però, hanno dovuto pagare il conto. Il capo del soccorso alpino di Matrei, Peter Tembler, ha presentato loro una nota spese di 20.000 euro. L’importo è stato pagato senza batter ciglio, forse perché erano coperti da assicurazione.
Il comandante della Polizia alpina, Andreas Klammer, che pure aveva partecipato con i suoi uomini alla missione di soccorso, ha presentato a sua volta un esposto alla Procura di Stato di Innsbruck, che tuttavia non ha riscontrato nel comportamento imprudente dei tre cechi alcuna fattispecie di reato (l’imprudenza evidentemente non lo è). Per cui l’azione penale si è fermata prima ancora di essere avviata.
NELLA FOTO, due immagini dell’intervento di soccorso sul Grossglockner nella notte dell’Epifania.
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